Gravidanza
Gravidanza

Mompreneur: 5 storie contro la paura di non farcela

Conciliare maternità e lavoro è difficile, ma è possibile: lo dimostrano questi cinque profili di “unicorni” raccontati dall'imprenditrice Eliana Salvi.

Conciliare maternità e lavoro è difficile, ma è possibile: lo dimostrano questi cinque profili di “unicorni” raccontati dall'imprenditrice Eliana Salvi.

Non sappiamo se gli unicorni esistono davvero, ma sembra che ci sia una creatura ancora più mitologica: la mamma imprenditrice, altrimenti nota come mompreneur. E non vogliamo parlare di chi, con una famiglia e un marito alle spalle, ha una scrivania assicurata, ma di chi ha costruito la propria storia aziendale con le sole proprie forze.

«Sono rarissime, ma esistono», ci dice Eliana Salvi, imprenditrice e autrice del libro Donne, mamme, imprenditrici. Chiacchiere con unicorni. Scritto nel 2020 in piena pandemia e autoprodotto via Amazon, questo volume raccoglie quindici interviste a delle vere mompreneur, strutturate attorno a 14 domande. Visti gli impedimenti dell'epoca, quasi tutte queste chiacchierate sono avvenute virtualmente. Eppure ognuna di queste storie tocca un punto vivo della questione legata a maternità e lavoro. Bullismo da orologio biologico, paura per il futuro, ma anche caparbietà e ottimismo. Ecco cinque ritratti di mompreneur

Chi è Eliana Salvi

eliana salvi

Classe 1983, marchigiana, laurea in Bocconi. Eliana Salvi inizia a lavorare in Luxottica e poi in British American Tobacco in ruoli legati alla finanza. La sua prima startup si chiama PinkTrotters, social network al femminile legato ai viaggi. Ciò le insegna come fare imprenditoria in solitaria. Dopo quattro anni, chiude il progetto perché non più economicamente sostenibile e torna a fare la consulente in The Boston Consulting Group (BCG) e poi in Teads come International Industry Director. Poi approda in TikTok, dove si accorge di voler tornare a fare l'imprenditrice. «Mi sono accorta che c'era un'opportunità di mercato: offrire supporto alle aziende che volevano lavorare con questa piattaforma. Da qui è nata Cosmic». Questa agenzia ad-tech produce e distribuisce video brevi con focus TikTok. L'azienda conta 36 persone sui mercati di Italia, Spagna e Francia.

Come mai hai deciso di dedicarti al tema degli unicorni "donne, mamma, imprenditrici"?

Il libro è nato durante il mio periodo in Teads, pre-pandemia. Ho sempre desiderato diventare madre e in quel periodo questo sentimento si era fatto più intenso, correndo in parallelo a quello di tornare ad essere un'imprenditrice. Tuttavia, mi chiedevo: "Riuscirò mai a fare l'imprenditrice e allo stesso tempo diventare mamma?". Ne ho parlato con la mia coach e lei mi ha suggerito di parlarne con qualcuno che aveva già fatto questa scelta, che fosse madre e imprenditrice. Così ho iniziato a chiacchierare con alcune persone che mi sono state consigliate attraverso i social. Da lì è nata la conoscenza di queste 15 donne che ho incontrato per lo più virtualmente. Ho fatto tutto online, da sola, pubblicando il volume su Amazon. Queste interviste mi hanno chiarito che essere mamma e imprenditrice è possibile, ma molto difficile. Bisogna avere un grande aiuto soprattutto dal proprio partner, dalla famiglia e dagli amici. Ma si può fare, anche in Italia, dove le mompreneur si contano sulle dita di due mani.

Nunzia De Girolamo

nunzia de girolamo

Forse vi ricorderete di Nunzia De Girolamo in qualità di Ministra delle politiche agricole alimentari e forestali durante il governo Letta. Ma sulla sua pagine di Wikipedia oggi viene definita conduttrice televisiva. Ha lasciato la politica alle spalle e si è concentrata sul programma di attualità Ciao Maschio. In parallelo, ha lanciato un'azienda agricola chiamata Passo delle Tortore, cimentandosi nella produzione di vino con forte valenza digitale. «La mia è una vita di sfide, di faticose salite e di grandi discese», ha spiegato Nunzia a Eliana. Diventa ministro a 36 anni, dopo esser diventata mamma da poco. Sua figlia aveva solo otto mesi, ma non si è tirata indietro e ha continuato a reinventarsi anche dopo esser stata fatta fuori brutalmente dal suo partito. «Noi donne siamo nate per trovare la forza per coniugare tutto. Prima di conoscere mio marito ero la classica donna in carriera entrata in parlamento a 32 anni, avevo bisogno di tempo e non pensavo mai di avere un figlio. Poi ho conosciuto lui, che ne aveva già due e vedendo l’amore che metteva nel rapporto con i suoi figli mi sono scoperta più madre di quanto potessi aspettarmi».

Valentina Piccirillo

valentina piccirillo

«Mio figlio si merita una mamma felice, realizzata nel suo lavoro. Se sono felice io lo è anche lui». Questa frase è la radice del grande dilemma di molte neomamme che, esauste e senza supporto, abbandonano il lavoro per dedicarsi alla crescita dei figli Ma questo sacrificio ha conseguenze pesanti, che Piccirillo coglie al meglio in questa frase. Valentina Piccirillo è la fondatrice di Communication Juice, agenzia di pr ed eventi nata durante un lavoro ben pagato, ma noioso. Una volta si è sentita dire "se vuoi fare un figlio cosa vieni a lavorare a fare?". Valentina ha voluto un figlio. L'ha pianificato perché stava scadendo il tempo per farlo. La maternità non le ha impedito di portare avanti il business. «Ricordo che la settimana prima di partorire spostavo gli arredamenti nella Dyamond Tower per l’allestimento di un evento. Non mi son mai realmente fermata. Una volta nato ho sempre continuato a portarlo con me nel marsupio». La maternità l'ha resa creativa e, ricorda, è pagata anche per le imprenditrici. «Noi donne abbiamo sempre una forte sindrome dell’impostore, ci attribuiamo i successi come se le cose ci fossero capitate per caso». Invece è solo frutto di tanto e duro lavoro di cui essere soddisfatte.

Secondo Eliana, non bisogna mai rinunciare a uno spazio tutto per sé. «Ho tante amiche che si sono pentite amaramente di aver lasciato il lavoro a favore di famiglia e figli perché dopo due o tre anni non riescono più a inserirsi nel mercato del lavoro. Hanno perso il grip e la velocità che avevano prima, perdendo grandi opportunità lavorative. Basta anche avere un hobby, se non il lavoro, ma bisogna essere attive per se stesse».

Monica Regazzi

monica regazzi

Dopo un lungo percorso da consulente, il nome di Monica Regazzi oggi è legato a Homepal, il portale nato per mettere in contatto venditori e compratori di immobili. Monica diventa mamma durante gli anni da consulente, prendendo un congedo molto bene. Lascia il lavoro quando la sua bimba ha 5 anni per dedicarsi ai suoi progetti. «Il vantaggio sta nella migliore gestione di tempo e priorità, man mano che crescono ti rendi conto che i figli hanno anche più bisogno di te. Fino a 3 anni il tempo dell’accudimento è più facile da delegare, poi man mano che crescono più interagiscono e più reclamano la tua presenza. Ho scelto in questo senso il momento giusto per diventare imprenditrice e costruire un migliore rapporto con mia figlia. Ho conosciuto molte imprenditrici mamme che mi hanno raccontato che spesso è stato proprio il momento della maternità a costituire per loro la decisione di cambiamento, come momento di riflessione e di conseguente rottura con il passato».

Martina Cusano

martina cusano

Martina Cusano è stata inserita tra i Fortune 40 under 40 ed è una della Italian Ispiring50. Dopo una laurea in economia in Bocconi, consegue l'Mba alla Harvard Business School. Oggi è una delle startupper più conosciute in Italia. Originaria di Rimini, inizia a laovrare in Privalia. Poi passa a Groupalia con un ruolo di grande responsabilità. Fa due figli in un anno e mezzo. «La gravidanza significa anche perdersi tanti pezzi dei cambiamenti aziendali che non potevo vivere appieno». Nel frattempo sente che le priorità stanno cambiando per lei e si chiede: «Se devo lavorare 20 ore al giorno, lo voglio fare per Amazon o per me stessa?». Arriva la rivoluzione copernicana: nasce Mukako, un brand nativo digitale che progetta e vende prodotti per famiglie con figli piccoli. Il marchio viene poi venduto a Stokke nel 2021. Andare avanti non è sempre stato facile. A darle forza, la sua socia, Elisa Tattoni. Una figura che fa parte del famoso villaggio necessario non solo per crescere i propri figli, ma anche per continuare a restare unicorni.

Silvia Wang

silvia wang

E poi c'è la pressione sociale. «Noi donne dobbiamo essere madri, mogli, lavoratrici perfette e non rientrare nello stereotipo viene percepito come un fallimento. Col tempo ho capito che sono io a definire i miei fallimenti e che le mie reazioni definiscono quello che sono». Come la si esclude dal proprio orizzonte per realizzare ciò che si vuole essere? Dopo aver fondato ProntoPro, Silvia Wang ha dato vita a Serenis, piattaforma che offre percorsi di psicoterapia, coaching e supporto psicologico in videochiamata. Figlia della prima ondata di immigrati cinesi in Italia, si è laureata in Bocconi. Nel suo Dna è scritta l'imprenditoria. I suoi hanno aperto il primo ristorante cinese a Brescia. Dopo diverse esperienze all'estero è nata ProntoPro. Nel 2019 arriva Filippo. Insieme a suo marito aspettano quattro anni per metterlo al mondo, troppo assorbiti dal loro lavoro. «A un certo punto però ti rendi conto che la mole di lavoro non cambierà mai e ti chiedi quali sono le priorità che hai nella vita. Per me era importante avere anche dei figli e non dover rinunciare alla mia voglia di diventare mamma». Con l'arrivo di Filippo si fanno compromessi, «ma ci si organizza e si fa».

«La frase di Silvia è una delle più belle, che tocca un tema che vivo tutti i giorni. A 30 anni ci martellano con la questione matrimonio. A 40 anni sei considerata al limite massimo delle tue possibilità. Non essendo sposata e non avendo figli, vivo questa pressione tutti i giorni. Cerco di pensare a tutto quello che ho fatto. Mi confronto con donne e amiche che si sono sposate e hanno fatto figli, sacrificando il viaggiare e il lavorare. Faccio il confronto con quello che ho fatto op e mi dico che ho vissuto pienamente rispetto ad altre persone. Ho vissuto altri milioni di cose, solo diverse».