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Vita da Mamma: la rubrica di Federica Federico

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Tutte le mamme vip con la tata: quanto è più easy la Vita da Mamma

La presenza di una tata facilita molto la vita delle mamme, che possono ritagliare più tempo per sé e per il proprio lavoro. Non tutte le mamme, però, possono godere di un simile supporto.

La presenza di una tata facilita molto la vita delle mamme, che possono ritagliare più tempo per sé e per il proprio lavoro. Non tutte le mamme, però, possono godere di un simile supporto.

La tata è per definizione una donna, diversa dalla mamma, deputata alla cura del bambino e legata al piccolo e alla famiglia da un rapporto economico. Quindi la Tata è un lavoro!
Nell’ottica della madre, che si avvale dei servizi della Tata, quest’ultima è anche un asso nella manica: 

  • alla Nanny si demanda; 
  • lei sopperisce e agisce per conto del genitore; 
  • colma l’assenza fisica di mamma e papà ma rispetta le regole della casa. 

Per quanto tautologico, è giusto sottolineare che non tutte le mamme possono godere di un simile supporto.

La Tata è sempre esistita

La Nanny, la Tata, la Balia e la Nutrice sono tutte figure di accudimento che si legano all’infante senza far parte della sua cerchia biologica. 

Se oggi le Tate fanno della cura - intesa in senso ampio - un mestiere, una volta le nutrici erano mosse da un’empatia e una condivisione spesso mero frutto della storicità e persino della pietas. 
Era così quando la sopravvivenza animava la solidarietà, basti tornare ai ricordi delle nonne e delle bisnonne che ai tempi della guerra hanno visto e vissuto sofferenza e fame. Allora i bambini rimanevano orfani sotto i bombardamenti o le mamme partorivano nella miseria e nel disagio e le nutrici, quando necessario, donavano il seno per sfamare i figli non nati dal loro grembo. 
Fino a qualche anno fa la Tata era roba da ricchi, ovvero un’istituzione che si legava a usi e costumi aristocratici e nobiliari. 

Le famiglie comuni non conoscevano questa figura di accudimento perché non ne avevano bisogno: le maglie familiari erano così larghe da non necessitare di figure di supporto esterne. Infatti le nonne, le suocere, le zie, le figlie e le cugine vivevano in una fitta rete di interrelazioni rosa che faceva delle donne della famiglia un corpo unico.

Ma oggi quali sono le mamme che si rivolgono alle Tate e perché?

La figura della Tata è stata sdoganata dal conteso altolocato delle antiche famiglie nobili con servitù al seguito. Oggi la Tata può essere un’esigenza se la mamma deve tornare a lavorare e non ha nessuno a cui affidare i figli, condizione, questa, comune e diffusa.
In un rinnovato panorama sociale fatto di famiglie piccole, distanti e impegnate sul fronte del lavoro, sono sempre di più le mamme che non possono contare che su loro stesse, al massimo sulla collaborazione del papà, quando il lavoro non sia troppo stringente.

In rari casi la Tata è una consuetudine familiare, imposta da abitudini consolidate. Non c’è donna del Casato di Windsor, per fare solo un esempio, che non abbia affidato i propri figli a una Tata.

Si narra che la compianta Principessa Diana divenisse gelosa delle sue Tate, in qualche caso fino a licenziarle, perché non sopportava l’affezione dei figli a queste donne. 

I bambini si legano profondamente alle Tate e queste ultime non potrebbero svolgere un simile lavoro se non fossero, a loro volta, coinvolte profondamente dai piccoli di cui si prendono cura. Ma la Tata è un lavoro e come tale è regolato da un insieme di doveri e diritti economici e lavorativi. 

Molto spesso, sostanzialmente per ragioni di stringente emergenza e nelle condizioni più comuni di necessità della neo mamma di tornare al lavoro, l’occupazione della Tata viene sottovalutata e il ruolo affidato a figure impreparate, giovani e qualche volta più o meno inesperte in fatto di bambini. Il peggio è confondere la Tata con la collaboratrice domestica
Ricordate che la cura di un bambino pretende delle precise attenzioni e delle sicure competenze.

Ovviamente il bambino non percepisce la maglia di rapporti adulti che vi è dietro il ruolo della sua Tata e quello che la figura gli restituisce è solo un legame affettivo, non difforme da qualunque altro il piccolo intrecci con una persona cara.

Quindi la Tata, che aiuta la mamma e che per l’adulto è defaticante, per il bambino è un importante fulcro affettivo. Licenziare una Tata, pertanto, non resta senza ricadute sulla emotività del bambino; accoglierla in casa, allo stesso modo, equivale a dare ingresso nella vita familiare a un nuovo punto di riferimento.

Dal punto di vista dell’adulto la Tata lavora, da quello del bimbo ama

Torniamo per un momento sulla “minimizzazione” professionale delle Tate “dei comuni mortali”. 

La “Tata a basso costo” è una realtà figlia della struttura sociale in cui viviamo: le mamme devono lavorare, questa comunemente è un’esigenza e non solo una scelta. Perciò, se sono sole e lontane da casa, se non hanno una famiglia supportiva e disponibile, in un modo o nell’altro devono arrangiarsi cercando qualcuno che badi al bambino, anche a basso costo laddove lo stipendio della mamma non sia così alto da potersi permettere di più.

Le mamme vip hanno tutte una Tata? E le loro Tate sono il “top di gamma”?

No, non tutte le mamme vip hanno una Tata Vip. Ci sono mamme famose che hanno deciso di crescere i bimbi da sole, anche rinunciando al lavoro, in tutto o in parte. L’ex velina Federica Nargi, per esempio, non ha voluto affidare Sofia, nata nel 2016, e Beatrice nata nel 2019 alle cure di alcuna tata. “MAMMA: significa svegliarsi e guardarvi sognanti mentre state ancora dormendo. Significa non vedere l’ora di tornare a casa per potervi stringere tra le mie braccia; Significa pensare a voi in ogni istante della mia giornata; Significa amarvi con tutta me stessa perché siete tutta la mia VITA ♥️”, parola di mamma Federica Nargi.


Alessia Fabiani ha fatto le stesso in relazione alla sua maternità gemellare e tempo fa ha dichiarato a Tgcom24: “Non voglio babysitter. A loro (Kim e Keira, ndr.) penso io.” 

Più si sale la scala della ricchezza più la Tata è una realtà sempre meno improvvisata

Possiamo dire, senza paura di sbagliare, che più le aspettative della famiglia committente sono alte più l’abito che la Tata veste è professionale.

Tiffany Norris, con “la forza creativa” che ha espresso nella sua agenzia The Mummy Concierge, è diventata l’imprenditrice delle Tate dei Vip.

Come ammette lei stessa: ”Diventare mamma è un campo minato” e una Nanny può essere il modo migliore per non entrare in discontinuità con la vita vissuta prima del parto.“The Mummy Concierge mira a togliere il carico dalle spalle delle donne incinte e delle neo mamme povere di tempo (ed esauste!).”
  
La Tata offerta dal servizio di Tiffany Norris è una figura altamente professionalizzata con un curriculum di studi specifici e competenze estese che vanno dal come fuggire dai paparazzi sino al difendersi con le arti marziali, non senza trascurare la destrezza nella fuga in situazioni di pericolo. Servendo famiglie super vip le tate di Mummy Concierge possono guadagnare tra i 140 e i 350 euro l’ora.

La “easy” vita da mamma delle donne vip con Tata al seguito

La Tata di Kate Middleton e del Principe William proviene dalla più prestigiosa Scuola per Mary Poppins dell’Inghilterra: la Norland School presso la quale il diploma si consegue solo dopo avere acquisito competenze di difesa personale e primo soccorso, strategie di evitamento dei paparazzi, tecniche di tutela della privacy e anche attestati di guida in condizioni di emergenza.

La Mary Poppins di Kate e William, Maria Teresa Turrion Borrallo, non ha un profilo social (non lo ha nessuna allieva e diplomata della Norland School che ambisca a incarichi importanti).
Di lei si sa pochissimo, ha 49 anni e ha dovuto firmare un contratto di assoluta riservatezza che le impedisce di condividere fuori da lavoro ciò che fa, vede e sente tra le mura reali.
Molto discreta è anche la Nanny di Chiara Ferragni e Fedez, la Tata Rosalba che ha iniziato a lavorare per i Ferragnez dalla nascita di Leone ed è comparsa nelle innumerevoli stories Ig dei Ferragnez veramente sparute volte.

Avere una Tata non rende la mamma peggiore, sbagliata o delegante

Una Tata avvantaggia la mamma permettendole di avere del tempo per se stessa e per il proprio lavoro. Questo non è un demerito, all’opposto è un’opportunità che restituisce alle donne la possibilità di continuare a vivere la propria vita in continuità con quanto fatto e amato prima di diventare madri.

La Tata certamente facilita l’esperienza della maternità: 

  • è una persona competente (dovrebbe esserlo sempre) che agisce senza implicazioni personali e pregiudizi emozionali; 
  • alleggerire il carico di lavoro della mamma e quindi anche il suo stress;
  • favorisce la serenità della donna consentendole di dare il massimo di sé nei momenti di interazione con il bambino.

La figura della Tata non è sostitutiva della mamma, mai; non va abusata nei tempi e nei modi in cui si approccia al piccolo e soprattutto va selezionata e trattata tenendo in conto che diventa per il bimbo una figura di riferimento importantissima.

Fare la mamma con una Tata al seguito è facile, più di quanto non possa esserlo fare la mamma da sola e senza un supporto specifico. Questa facilitazione va riconosciuta socialmente perché troppo spesso si guarda alle mamme vip senza considerare la struttura supportiva che possono permettersi. Difficilmente una mamma vip avrà problemi a tornare al lavoro o a fare le lavatrici e le due questioni, per quanto pragmaticamente lontane, sono vicine e collegate nella pratica del quotidiano.

Insomma le Tate sono patrimonio dell’umanità! Tutte le mamme dovrebbero averne una nei primi mesi del post parto, le donne che godono di questi servigi sono certamente economicamente privilegiate e suscitano “invidia” perché hanno l’opportunità di avvalersi di un supporto che va a beneficio dell’emotività materna

Nel mondo che vorrei, quello capace di guardare alle mamme nella loro complessa forza-fragile, penserei ad una legge che concedesse a tutte le neo mamme in difficoltà emotiva e organizzativa il supporto di una Tata!

Foto apertura: LaPresse