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Vita da Mamma: la rubrica di Federica Federico

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Belen gli insulti non reggono: Lei è migliore di chi la critica

Spesso la nostra stessa visione del mondo ci sfugge di mano scivolando inconsapevolmente nella trappola del comune sentire e così, una bellissima Belen, riceve apprezzamenti sgradevoli che chiamano in causa la sua separazione, il suo primo bambino o l’attuale compagno. 

Spesso la nostra stessa visione del mondo ci sfugge di mano scivolando inconsapevolmente nella trappola del comune sentire e così, una bellissima Belen, riceve apprezzamenti sgradevoli che chiamano in causa la sua separazione, il suo primo bambino o l’attuale compagno. 

Belen Rodriguez, showgirl e modella di origine argentina, ha incantato e dato scandalo con la sua prorompente bellezza; nel contempo ha dimostrato di avere un cuore e ha affascinato per i suoi patimenti amorosi; negli anni è diventata mamma e ha attratto per la tenacia con cui ha sacramentato la sua famiglia; infine, come accade a molte donne, è stata costretta a voltare pagina e divenire Fenice
In tutto ciò Belen non ha mai smesso di essere modello di perfezione e incanto, Lei è la femmina ammaliatrice.

In realtà viviamo in una società irrigidita da tanti modelli. Alcuni si cristallizzano in personaggi famosi (ne sono esempi noti il modello Belen, quello dei Ferragnez e non da meno il modello Michelle Hunziker - Tomaso Trussardi), altri, invece, sono stereotipi di genere tanto comuni quanto pericolosi.

Le donne sono nate per diventare madri; le showgirl sono tutte curve e poco cervello; le donne si occupano della casa e dei figli, gli uomini portano il pane in tavola; donna al volante pericolo costante … e chi più ne ha più ne metta. Queste sono solo alcune delle tante ridondanti generalizzazioni che chiunque ha sentito, subito e persino ripetuto.

Spesso la nostra stessa visione del mondo ci sfugge di mano scivolando inconsapevolmente nella trappola del comune sentire e il pericolo è quello di perdere di vista l’altra faccia della luna.

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Che cos’è uno stereotipo e cosa ci restituisce un modello in stile Belen?

Per definizione lo stereotipo è l’adesione ad un “modello” rigidamente precostituito e generalizzato, architettato intorno a una valutazione impersonale che diventa comune per assimilazione.

Così, pur non conoscendo nessuna showgirl - men che meno Belen - ci basta osservare che sono tutte molto belle e, in un attimo, aderiamo, proprio per assimilazione, all’idea comune che le vuole anche stupide. In questo modo facciamo nostro lo stereotipo e ci convinciamo della veridicità di un modello che non abbiamo mai realmente constatato. 

Persuadersi della futilità di qualcuno o qualcosa ci fa sentire superiori? Basta a renderci migliori? Fonda la possibilità di infangare o liberare giudizi ingiusti?

L’adesione a modelli stereotipati, in realtà, non fa altro che irrigidire il mondo in cui viviamo e spersonalizzarlo. 
E’ triste ammetterlo, ma, sulla scorta del nostro esempio e dei nostri comportamenti, anche le giovani generazioni si adeguano, e si adegueranno con costanza nel corso della loro crescita, agli stereotipi; pertanto anche i nostri figli corrono il rischio finire “lobotomizzati” dall’adesione al comune e acritico sentire. 

Cosa succede nel momento in cui ciascuno di noi è calato in una società che si articola su dei modelli irraggiungibili? E quale prezzo pagano i personaggi famosi che incarnano i suddetti modelli?

Belen è il modello di femmina ammaliatrice, bella sino alla perfezione. Proprio Lei, con tutta la sua inafferrabile bellezza, oggi, mentre è incinta della sua secondogenita, ci dimostra quanto male possano scatenare i modelli stereotipati.

I delatori che ai giorni d’oggi diventano lenocini da tastiera, ben celati dietro gli schermi dei computer e dei cellulari, denunciano  le imperfezioni di quei “modelli umani” di cui l’opinione pubblica si è nutrita grazie a gossip, Tv e social network. 

Così una bellissima Belen, fiorente e solare sul finire della sua seconda gravidanza, riceve apprezzamenti sgradevoli che chiamano in causa la sua separazione, il suo primo bambino o l’attuale compagno. 
Questa non è semplicemente cattiveria, siamo dinanzi a un fenomeno diffuso e capillare che è specchio di una società insoddisfatta e perciò infelice.

Ad animare chi scrive insulti e commenti carichi di sdegno sul web c’è una profonda frustrazione: siamo circondati da modelli che ci appaiono perfetti e infrangibili e subiamo fortemente l’imbarazzo di non poterli uguagliare per ricchezza, fama, successo o popolarità. 

Belen ci manifesta il disagio di una società spaccata laddove la povertà sembra insanabile e non è solo questione di soldi.

Abbiamo perduto la predisposizione mentale al confronto con la diversità; abbiamo smarrito la capacità pacifica di definire ciò che ci piace e ciò che non ci piace in modo non giudicante e non violento; infine, siamo diventati il tribunale degli altri che inquisendo finisce, però, per condannare la società intera all’odio e all’opposizione

Molto spesso chi non riesce ad eguagliare i modelli che la società impone si scaglia contro di essi e ne fa il bersaglio delle proprie delusioni. Bisognerebbe riflettere sul fatto che questi modelli sono spesso incarnati da persone e le persone non sono oggetti, non sono proiezioni della mente e nemmeno sono insensibili allo tsunami del male.

Belen è stata denigrata come madre, semplicemente perché Luna Marie è figlia di un nuovo amore e non del primo marito della showgirl.

Nel discredito gettato su Belen, anche se il male colpisce il suo cuore e la sua immagine direttamente e ferocemente, il castello di carte che cade non riguarda direttamente la modella argentina quanto piuttosto la difficoltà sociale di superare l’astio, l’invidia e il livore

Belen ha subito il dolore di amori finiti; ha lottato per la tutela della sua privatezza, soprattutto quando questa è stata abusata dalla divulgazione opportunista e sessista di un video che nasceva nell’intimità della maturazione di una ragazzina; ha superato l’aborto; si è rialzata dopo il divorzio e crede nella maternità. Vista così, estrapolata dal modello in cui la sua pubblica esposizione la intrappola, Belen Rodriguez non è una donna diversa da molte donne comuni

Davanti agli occhi di chi maschera i propri dolori dietro la rabbia andrebbe squarciato un velo: i delatori feroci, i lenocini da tastiera, i bulletti da commento Facebook e Instagram dovrebbero osservare il risultato ultimo dell’infamia e constatare che il male liberato porta solo altro male. 

Come possiamo chiedere rispetto per la maternità e le donne se manchiamo noi stesse di rispettare le nostre simili, di manifestare empatia, di gioire quando una Fenice risorge dalle ceneri?

"Smettere di vivere per l’accettazione altrui, ma riuscire in qualche modo a dedicarci un applauso da parte nostra. È così complicato, lo sappiamo! Ma siamo chi siamo, siamo la somma delle nostre storie e di quelle che ci hanno fatto nascere, di quelle che ci circondano, la somma dei nostri errori, la somma del nostro coraggio. E quindi se sappiamo di fare il possibile, ogni giorno, per essere delle brave persone, e non ferirne altre senza un motivo, allora è fatta! Siamo noi, così come siamo, esseri imperfetti e ce lo concediamo."

É con queste parole che  Belén stessa sembra voler rispondere alle tante critiche ricevute negli anni. Lo fa scrivendo dell’imperfetta bellezza di essere sé stessi in un lungo post Facebook datato aprile 2020. E’ da tempo, dunque, che questa donna non è lo stereotipo che le si vuole attribuire. 

 

Belen dimostra che lo stereotipo della showgirl tutta curve e poco cervello, almeno per questa volta, ha fallito di nuovo; dimostra che il rispetto non ha ragioni economiche e nemmeno sociali, esso rappresenta la possibilità di scegliere per la gentilezza e l’empatia; sopratutto Belen, come molti altri personaggi pubblici fanno, dimostra che  questa società ha bisogno di respingere la sua stessa rabbia trovando un po’ più di soddisfazione nelle cose semplici. 

Sforzatevi di vedere una madre dove c’è una donna incinta e una vita dove c’è un ventre che cresce, il resto non vale nulla quanto la gioia di un figlio che è dato al futuro del mondo come un’opportunità. 

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Foto apertura: LaPresse