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Qualche parola sullo struggente film di Aronofsky che è valso il premio Oscar a un Brendan Fraser ripescato dagli abissi della dimenticanza.

Qualche parola sullo struggente film di Aronofsky che è valso il premio Oscar a un Brendan Fraser ripescato dagli abissi della dimenticanza.

Una finestra di Zoom che è un rettangolo buio da cui esce una voce prigioniera di un corpo sfasciato. Strati di grasso su strati di sofferenza. Fette di pizza messe una sull’altra e masticate tra le lacrime. Rivoli di cosce di pollo sul mento, panini enormi fagocitati con furia, fino quasi a soffocare… Charlie, un insegnante di letteratura inglese che dice cose brillanti e argute, è consapevole che il cibo lo porterà alla morte. Ma che importa. Colui per il quale valeva la pena vivere e che non è riuscito a salvare ora non c’è più. Il suo corpo enorme, sfigurato, misura e peso di un dolore personale fortissimo, lacerante, naviga verso l’ineluttabile declino.

Lui è "the whale", la balena, protagonista dell’ultimo film di Darren Aronofsky, interpretato da un magnifico Brendan Fraser ripescato dagli abissi della dimenticanza, Miglior Attore Protagonista alla notte degli Oscar 2023.

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Charlie è prigioniero della vergogna della sua miseria umana. Rinchiuso nella penombra del suo appartamento si nasconde agli occhi impietosi di un mondo avvezzo a nutrirsi delle fragilità e a metterle in piazza.

Continua a nascondersi… fino a quando sente che la fine è vicina.

E col fiato della morte sul collo cerca di portare in salvo l’unica cosa buona che crede di aver fatto nella vita, la sua palla lanciata “oltre”. Verso il futuro. Ellie (Sadie Sink). Quella figlia che ha abbandonato a 8 anni per inseguire l’amore. Ellie, adolescente arrabbiata e crudele, è la chiave del film. Ellie è la verità. La sua verità.

Verità. Quella che chiede agli alunni virtuali, figurine che si affacciano alle finestrelle di Zoom durante i suoi corsi online: “scrivete qualcosa di vero”, implora. Non importa cosa, non importa la forma. Basta che sia qualcosa di vero.

La cosa più vera e bella che lui abbia mai letto è opera di sua figlia. Sue le parole che vorrebbe sentire prima di morire. Le parole di un saggio sul romanzo di Melville Moby Dick, scritto con l’onestà dell’adolescenza. Parole che non parlano solo di Ahab e della Balena Bianca, ma del rapporto tra un padre e la figlia. Ellie è il capitano Ahab, ossessionato dal mostruoso animale che l’ha ferita. Charlie è Moby Dick, un animale che non comprende i motivi di tanto odio avendo agito per natura ("ho scelto l'amore", dice) e quindi per difesa.

Il saggio su Moby Dick è il file rouge che tiene assieme con una circolarità perfetta l’arco della narrazione.

Il film fa quello che ogni buon film dovrebbe fare, emoziona. Non ci risparmia niente, Aronofsky. Ci sbatte in faccia quello che normalmente eviteremmo di soffermarci a guardare. E i picchi di pathos sono tremendi, quasi insostenibili.

Sentiamo il dolore e la vergogna di un omone di 300 kg che ansima a ogni passo. Che rischia di soffocare a ogni risata. Ci sentiamo quel corpo, entriamo in quel corpo che deve chiedere aiuto per alzarsi, afferrare oggetti, compiere i più banali gesti quotidiani… Sentiamo le sue mani che arrancano oltre la pancia per riuscire ad afferrare il pene e masturbarsi davanti a un porno.

Ma nonostante tutto sia perduto non tutto è perduto. E The Whale è anche una lezione di speranza. Fraser, che sprofonda sempre più tra le pieghe del suo divano si eleva ogni volta che trasmette il suo amore verso il prossimo, pervaso da un insensato ottimismo che prevale, nonostante tutto. Che fa da controcanto al ribrezzo per sé stesso, per ciò che è diventato - Chi vorrebbe uno come me accanto?

Per lui Ellie, che persino Mary (Samantha Morton) - la madre - giudica malvagia, è "perfetta". Perché Charlie è in grado di vedere oltre la facciata, oltre quell'odio che non è altro che una diversa faccia dell’amore.

La balena Moby Dick si offre infine in sacrificio al suo capitano, ergendosi in tutta la sua stazza davanti a lui ... E guadagnandosi la redenzione. Il corpo si libera all’improvviso di tutti i fardelli terreni, e diventa, di colpo, leggero.

p.s. Guardatelo in una bella giornata di sole.

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