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Gender is over: lo speciale

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Come supportare i bambini trans e gender fluid

Pregiudizi, resistenze, accettazione: cosa fare quando i propri figli non ci stanno più dentro il binomio “maschio-femmina”, ma vanno oltre il genere.

Pregiudizi, resistenze, accettazione: cosa fare quando i propri figli non ci stanno più dentro il binomio “maschio-femmina”, ma vanno oltre il genere.

Gender is over, lo abbiamo detto più volte. O meglio, come afferma Janet Mock «Il nostro genere è unico come lo siamo noi. Nessuno ne ha la stessa definizione e categorizzare una persona come un ragazzo o una ragazza sulla base dell'aspetto dei genitali che presenta alla nascita, mina le nostre complesse esperienze di vita».

Le discriminazioni di genere però continuano. Forse perché i primi ad averne bisogno sono i cisgender, quelli che si sentono in sintonia con il proprio aspetto e genere suggerito. Senza i contrassegni o stereotipi di genere come faremmo a orientarci e a classificare una persona? Ma l'infanzia gender variant è una soggettività emergente e i primi a entrare in contatto con questo mondo variopinto, in via di definizione sono i genitori.

Nel libro Il bambino gender creative (Odoya) Diane Ehrensaft cerca di spiegare come supportare il cammino dei bambini attraverso questo intricatissimo labirinto.

Questione di genere, non più una malattia

Nel 2013 il disturbo di identità di genere è stato rimosso dal Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders, sostituito da una diagnosi di salute mentale definita disforia di genere. L'Oms ha operato alcune grandi modifiche all'esperienza trans, cambiandone la denominazione da "disturbo dell'identità di genere" a "incongruenza di genere" e operandone lo spostamento dalla categoria delle malattie mentali a quella della salute sessuale. Questa misura, che non toglie del tutto l'esperienza trans dai manuali diagnostici, entrerà in vigore nel 2022.

Diane Ehrensaft, massima esperta della varianza di genere, creatrice del Gender Management Service, ha un approccio depatologizzante, che non vede la varianza di genere come un disturbo o una malattia da curare o risistemare. Il suo approccio è rivoluzionario perché non mette più il corpo al centro del genere.

Chi è un bambino gender creative

Il bambino gender creative o dotato di creatività di genere intreccia e unisce natura, educazione e cultura in un'infinità di modi per determinare quel genere che è "me". Può essere maschio, femmina o un miscuglio di generi.

Tra le premesse da tenere in considerazione c'è questa: «Se una persona soffre di un qualsiasi tipo di problema emotivo o psichiatrico connesso al genere, è molto probabile che questo dipenda dalle reazioni negative che ha riscontrato da parte del mondo esterno». Quindi «se c'è una patologia di genere, non la troveremo nel bambino, ma nella cultura (patologia altrimenti nota come transfobia)».

La creatività di genere è l'uso da parte dei bambini di un modo di pensare fantasioso, della perseveranza del coraggio e della sottigliezza nell'incorporare il mondo circostante nella loro psiche interiore e nel genere, come lo conoscono e come vogliono che sia.

Un'infinità di generi

Gender fluid, agender, genderqueer: ci sono un'infinità di generi. Ad esempio ci sono i ragazzi rosa, che ora hanno fatto sentire la loro voce, anche se esistono da molto tempo. Il concetto si basa su “Sono un ragazzo, ma mi piacciono i vestiti da donna. Perché una donna può portare vestiti da uomo senza suscitare scandalo, ma non avviene il contrario?”.

Il binarismo di genere è stato rimpiazzato dall'idea di spettro di genere, di arcobaleno di genere e – una creazione della dottoressa Ehrensaft – dell'intreccio di genere. Perché quest'ultimo si presenta in un'infinita varietà di forme, dimensioni e tonalità.

Tutti i bambini costruiscono il loro intreccio di genere intessendo i tre fili principali: natura, educazione e cultura per arrivare a trovare quel genere che corrisponde al loro io. La natura include i cromosomi, ormoni, recettori ormonali, gonadi, caratteristiche sessuali primarie e secondarie, cervello e mente.

L'educazione include le pratiche di socializzazione e le relazioni intime, e di solito è insita nella famiglia, nella scuola, nei rapporti con i coetanei e nelle istituzioni religiose e comunitarie. La cultura include i valori, l'etica, le leggi, le teorie e le pratiche di una particolare società.

Come per le impronte digitali, non ci sono due bambini che abbiano un identico intreccio di genere. Diversamente dalle impronte digitali, tuttavia, l'intreccio di genere può variare in una miriade di modi dalla nascita alla morte. E qui entra in gioco la quarta dimensione dell'intreccio di genere: il tempo.

Un arcobaleno di generi

L'arcobaleno di genere che Ehrensaft ha finora definito è in continua evoluzione. Ci sono i bambini transgender, cioè coloro che dichiarano di avere un genere diverso da quello indicato sul certificato di nascita. I bambini gender fluid si spostano dal polo maschile a quello femminile del genere nel corso del tempo. I bambini di genere ibrido combinano e alternano maschile e femminile in diverse modalità.

Ci sono i genere Prius, bambini che appaiono maschi sul davanti e femmine sul didietro, grazie a vestiario e acconciature. Un ibrido, insomma, come l'auto. I bambini di genere minotauro incorporano il femminile e il maschile rispettivamente nella parte alta e bassa del proprio corpo, proprio come la mitologica misura. In basso rispondono al genere naturale, in alto a quello sentito. Il genere stagionale è condizionato dalla scuola: durante l'anno si è quello che si è sempre stati; d'estate ci si concede di esplorare ciò che si sente di più affine. C'è anche chi cambia genere una volta tornato a casa: a scuola è ciò che si è sempre stati, nella propria stanza ci si libera e si diventa realmente se stessi.

Ehrensaft ha scoperto anche i bambini di genere ambidestro, esseri umani che non comprendono la necessità di essere etichettati strettamente, che si relazionano come maschi o femmine a seconda dell'interlocutore. I bambini di genere Tesla giungono a questo status dopo un periodo da ibridi o ambidestri, spostandosi definitamente verso un genere definito. I bambini di genere frappè mescolano tutto dei generi, declinandoli ognuno a modo suo.

I giovani genderqueer sono diventati un movimento definito, sostenendo che il genere non è più una categoria che definisce le persone. I giovani agender si considerano privi di genere sessuale. Tra gli altri Ehrensaft menziona il genere caramella ripiena, bambini che sfoggiano un genere all'esterno, che soddisfa le aspettative del mondo, e ne vivono un altro all'interno, più autentico.

Ci vuole un genitore gender creative

I genitori di bambini gender creative sono spesso isolati e confusi dai pareri anche contrastanti dei dottori. «Nei vostri momenti più bui – scrive Ehrensaft – come genitori potete sentirvi colpevoli di non aver dato a vostro figlio i cromosomi e l'apparato biologico che avrebbero reso irrilevanti tutti questi interventi medici». A questo si aggiunge il peso di dover prendere decisioni per conto dei propri figli che in seguito potrebbe anche rimpiangere.

Tra i consigli della dottoressa Ehrensaft c'è quello di fare rete con le associazioni Agedo e Genderlens. In più, la cosa più importante: ascoltare i bambini e farsi guidare da loro riguardo la loro identità di genere. «Non sta a noi dire quali sono, ma a loro. […] Nell'iter della definizione dell'intreccio di genere i genitori devono lasciare che sia il bambino a gestire il filo che stanno intessendo».

Il compito degli adulti è quello di lasciare ampio spazio alla creatività di genere e soprattutto sostenerli. Come? Decentrando. Bisogna imparare a rimuovere le proprie ambizioni ed esigenze per focalizzarsi su quelle del figlio. «In pratica, si tratta di mettersi nei panni dell'altra persona per comprenderne l'esperienza», spiega l'esperta.

«Essere un genitore che mostra accettazione di genere significa proteggere le spalle al vostro bambino, tanto nel mondo esterno quanto a casa – spiega Ehrensaft – Diventare alleato, avvocato e ambasciatore significa essere in grado di assumere una posizione di autorità», diventando interlocutori altrettanto importanti per i professionisti con cui si troveranno a interagire.