Prevenzione
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Chi è allergico ai gatti è allergico anche al gatto sphynx

L’allergia ai gatti è un disturbo molto diffuso che colpisce ogni anno un numero crescente di persone. Tuttavia, esistono particolari razze che non scatenano reazioni di questo tipo e che, pertanto, possono essere indicate anche per soggetti particolarmente sensibili. Questa allergia è causata principalmente dalla proteina Fel D1 che è presente nella saliva e nel sebo dei gatti. In natura, però, esistono alcune razze che hanno una produzione molto bassa (talvolta quasi rasente lo zero) della proteina “incriminata”.

È il caso, ad esempio, del Norvegese delle Foreste, del Gatto Siberiano, del Cornish e del Devon Rex. Un discorso a parte, invece, si può aprire per lo Sphynx (o più correttamente Canadian Sphynx).

Questo gatto di origine canadese viene comunemente chiamato “nudo” perché sembra totalmente privo di pelo, anche se è più corretto precisare che tendenzialmente si può trovare qualche accenno di pelo nelle sue estremità (orecchie, naso e zampe). Ciò è dovuto ad una mutazione spontanea (dovuta al gene recessivo hr, dall’inglese hairless) .

In realtà, però, questi gatti sono ricoperti da una impercettibile peluria e il loro mantello viene descritto in tre versioni tattili (effetto pesca, gomma e cera).

Il carattere particolarmente socievole e giocherellone li porta ad odiare la solitudine e a sentirsi parte integrante della famiglia. Particolarmente bisognosi di attenzioni, sono molto affettuosi.

Lo Sphynx ha dimensioni medio-grandi, occhi e orecchie pronunciati, muscolatura ben definita, zampe e zigomi importanti. Solitamente, inoltre, in questa razza mancano le vibrisse e le sopracciglia.

Erroneamente, si pensa che il fatto di essere “nudi” renda questi gatti totalmente anallergici. Di fatto, però, se l’allergia è scatenata dalla presenza della proteina Fel D1 (e non dal pelo dell’animale) è bene optare per altri esemplari.

Lo Sphynx, infatti, si lava e si lecca parecchio e adora stare attaccato al padrone. Per un soggetto allergico, quindi, il contatto continuo con la saliva dell’animale e con la proteina Fel D1 va evitato.