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Xanax fai da te: quali sono i rischi

Lo Xanax, così come il Tavor e altri farmaci, è ampiamente diffuso per tenere sotto controllo i livelli di ansia. Se usato correttamente, può essere utile ed efficace; chi opta per il fai da te, invece, rischia controindicazioni anche serie. Ne abbiamo parlato con il dottor Stefano Porcelli, psichiatra e psicoterapeuta.

Lo Xanax, così come il Tavor e altri farmaci, è ampiamente diffuso per tenere sotto controllo i livelli di ansia. Se usato correttamente, può essere utile ed efficace; chi opta per il fai da te, invece, rischia controindicazioni anche serie. Ne abbiamo parlato con il dottor Stefano Porcelli, psichiatra e psicoterapeuta.

Non serve essere medici per aver sentito parlare prima o poi di benzodiazepine, cioè di quella classe di farmaci usati per tenere sotto controllo i livelli di ansia. In Italia, nel 2015 il consumo territoriale si attestava su 40 dosi giornaliere ogni mille abitanti; nel 2021 era salito a 54,3. Lo dice l’Osservatorio nazionale sull’impiego dei medicinali (Osmed) redatto dall’Aifa, l’Agenzia italiana del farmaco. Due farmaci, messi insieme, rappresentano il 41 per cento della spesa totale: sono l’alprazolam (meglio noto con il nome commerciale di Xanax) e il lorazepam (cioè il Tavor). Lo stesso rapporto Osmed, però, ci tiene a lanciare un avvertimento. È vero che queste molecole hanno un buon profilo rischio-beneficio e che la loro maggiore diffusione è figlia anche di un incremento delle patologie legate allo stress; ma è vero anche che non sempre vengono assunti in modo appropriato. Abbiamo approfondito il tema con il dottor Stefano Porcelli, psichiatra, psicoterapeuta e responsabile dell’area psichiatrica-psicologica-neurologica del Santagostino.

Quando si abusa dello Xanax

Il punto di partenza è che lo Xanax, così come il Tavor e le altre benzodiazepine, come il Rivotril e Minias, può essere venduto soltanto a chi presenta una prescrizione da parte dello psichiatra, del medico di base o di un altro specialista. Questa prescrizione resta valida per un mese e può essere ripetuta al massimo tre volte nell’arco di questi trenta giorni. “Questa è la regola generale, ma ci sono tanti escamotage con cui il paziente può eluderla”, spiega il dottor Porcelli. “C’è chi banalmente si rivolge a più medici prescrittori, oppure a canali di acquisto illeciti via internet. C’è anche chi inganna la farmacia con comportamenti dolosi per reperire il farmaco senza ricetta, oppure ruba il ricettario del medico”.

Come funziona la dipendenza da benzodiazepine

L’autocura però è una strada praticabile per i farmaci da banco, non certo per le benzodiazepine. “Questi farmaci, che servono per abbassare i livelli di ansia o superare l’insonnia, sono sintomatici: ciò significa che il loro effetto dura soltanto per qualche ora”, sottolinea il dottor Stefano Porcelli. “Nell’autocura, ciò che spesso accade è che il paziente li usa erroneamente in ottica curativa, più volte al giorno per lunghi periodi”.

Il grosso rischio sta nel fatto che “le benzodiazepine sono gli unici farmaci usati in psichiatria che danno effettivamente dipendenza”, continua. “Determinano infatti un fenomeno di tolleranza: dopo qualche settimana di uso prolungato e quotidiano, il dosaggio va aumentato per ottenere l’effetto desiderato, il che è tipico delle sostanze di abuso. Se la persona li sospende improvvisamente, va incontro a una crisi di astinenza i cui sintomi sono molto simili a quelli per cui aveva iniziato ad assumere il farmaco”. 

Si crea così un circolo vizioso. Appena finisce l’effetto farmacologico, i sintomi ansiosi ritornano e sono anche più intensi rispetto a quelli iniziali; la persona così è portata ad assumere dosi di Xanax sempre più consistenti. Non è da sottovalutare il fatto che queste molecole impattino su alcune funzioni cognitive, come la memoria a breve termine, l’attenzione e la concentrazione. “Rischiano quindi di dare problemi nelle performance lavorative e scolastiche o nella guida”, continua lo psichiatra. 

L’uso corretto delle benzodiazepine

Ciò significa che bisogna diffidare a prescindere dello Xanax o di altri ansiolitici similari? Tutt’altro. “Come tutti i farmaci, anche questo è utile ed efficace se usato in modo corretto, cioè per situazioni contingenti, momentanee e limitate nel tempo”, sottolinea il dottor Porcelli. Può essere quindi un valido aiuto nel periodo immediatamente successivo a un lutto, oppure per affrontare situazioni che emotivamente mettono in difficoltà, come gli esami universitari.  

Compito del medico è quello di dare fin da subito indicazioni chiare e precise su quando e come bisogna assumerlo. “In un percorso psichiatrico, di solito il paziente può gestire l’uso del farmaco al bisogno. La buona prassi clinica però prevede che, a ogni controllo successivo, lo psichiatra gli chieda in quali occasioni l’ha usato, quanto spesso e con quale efficacia”. Se man mano che si va avanti col tempo si sente il bisogno di aumentare le dosi o intensificare la frequenza di assunzione, è bene confrontarsi con il proprio medico per capire insieme se è tutto nella norma. 

Foto in apertura © rclassenlayouts/123rf.com