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Flavia Pennetta: «Rispetto l’opinione di Djokovic, ma se mai ci sarà un vaccino lo farò»

Flavia Pennetta si racconta tra vita familiare a casa con il marito Fabio Fognini e le difficoltà della ripresa del mondo dello sport.

Flavia Pennetta si racconta tra vita familiare a casa con il marito Fabio Fognini e le difficoltà della ripresa del mondo dello sport.

Ex tennista italiana e grande campionessa, Flavia Pennetta è forse il volto del tennis femminile più celebre in Italia. Tantissime sono state le sue vittorie e i suoi trofei: vincitrice degli US Open 2015, è stata la seconda italiana di sempre (dopo Francesca Schiavone) a essersi aggiudicata un torneo del Grande Slam, battendo la connazionale Roberta Vinci in una storica finale tutta italiana e diventando a 33 anni la tennista più anziana di sempre ad aggiudicarsi il primo Slam della carriera. Abbiamo chiesto a Flavia Pennetta come ci si sente da sportivi bloccati a casa: tra una domanda e l’altra, Flavia Pennetta ci ha anche svelato qualche retroscena della sua nuova routine familiare a casa con il marito Fabio Fognini.

Flavia, come hai trascorso le tue giornate durante il lockdown? Com’è cambiata la tua vita?

«Abbiamo trascorso il lockdown serenamente, la nostra vita quotidiana non è cambiata molto perché ho sempre trascorso moltissimo tempo con i bambini. La differenza per noi positiva è stata avere papà a casa, Fabio (Fognini ndr). Se proprio dobbiamo trovare il lato positivo è questo. Devo dire che non è stato facile all’inizio trovare un equilibrio, ci vuole un po’ di tempo, siamo stati bravi, abbiamo avuto pazienza nei primi dieci giorni perché spesso ci siamo trovati in conflitto. Adesso abbiamo una routine di famiglia che presto perderemo, perché lui è tornato a giocare, ma in compenso abbiamo un’idea di quello che sarà quando lui smetterà di giocare».

Secondo te ci sarà una presa di coscienza collettiva che porterà a dei cambiamenti o tornerà tutto come prima?

«Credo che la Terra, in qualche modo, in questi anni ci abbia chiesto più rispetto calma e attenzione e noi abbiamo un po’ fatto orecchie da mercante. La sua pazienza ha avuto un limite e si è presa del tempo. Nella maniera peggiore. Mi piace vederla così. Come di un momento in cui la Terra ne aveva bisogno cosi come il clima, l’atmosfera il mare. Tutto aveva bisogno di essere ripulito e l’unica maniera per farlo era stopparci perché noi non avevamo voluto sentire ragioni. Io la leggo così. Magari è una maniera troppo positiva per leggerla pero’ preferisco avere questa mentalità».

Quali sono le nuove abitudini che il lockdown ha introdotto nella tua vita e che intendi mantenere?

«La nuova abitudine è la consapevolezza che si puo’ stare in casa tranquillamente, si puo’ avere più tempo, si puo’ dare più valore alle piccole cose che fino a qualche mese fa erano scontate. Spero che questo rimanga nella mente di tutti. Una piccola cosa è ad esempio prendere un caffè con le tue amiche in tranquillità, cosa che magari prima era scontata e dovuta e che invece adesso non lo è. Ci siamo ritrovati tutti a dover mantenere distanza dalle persone e questo ci deve far riflettere».

Per uno sportivo immagino che stare chiusi in casa sia stata una vera prova di forza…

«Per uno sportivo rimanere in casa e stare fermo è sicuramente difficile, non è una cosa a cui il tuo corpo è abituato, ma dall’altra parte credo che anche il corpo di uno sportivo possa richiedere tempo e richiedere di riposare. Spesso si riprende l’attività dopo un infortunio troppo velocemente perché non puoi perdere tempo. Questo stop per i “vecchietti” tra i quali includo anche mio marito che ha 33 anni puo’ allungare la carriera, uno stop del genere fa si che il corpo si rigeneri e permette a molti atleti fisicamente “toccati” ( lo dico alla spagnola”), saturi fisicamente, di rigenerarsi».

Come cambierà il mondo del tennis? E dello sport?

«Nel mondo del tennis per il momento è cambiato tutto, non si puo’ discutere nessun torneo e sarà complicato tornare ad avere la serenità di prima. Bisogna capire quando sarà il momento giusto per tornare in campo e bisognerà farlo senza avere troppa fretta, bisogna farlo in un momento in cui sarà tutto sicuro per gli atleti, per gli spettatori e per le persone che ci lavorano attorno che sono tantissime. Credo che ci vorrà un pochino di tempo e avere molta molta pazienza».

Djokovic ha espresso perplessità riguardo alla vaccinazione obbligatoria per gli atleti. Lei cosa pensa?

«Sapevo che aveva espresso opinioni sui vaccini, credo che qualcosa di molto personale essere pro o contro, ci sono molte forme di pensiero e io rispetto tutti. Ho la mia opinione ed è quella che se ci sarà mai un vaccino che possa far stare piu tranquilli tutti, dare serenità e sicurezza io per prima lo farei. Pero’ ripeto, rispetto tutti».