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Lucia e l'ospitalità tra ieri e oggi: "Mi casa es mi casa, mica la tua"

Tra compleanni con invitati paganti e regalini segnaposto per gli ospiti. Lucia Del Pasqua ci porta alla ricerca dell'ospitalità perduta.  

Sarà la crisi, saranno i tempi moderni in generale in cui “mi casa es tu casa” un par di balle, ma non c’è più l’ospitalità d’una volta, ed è innegabile.

C’erano delle estati in cui dalla nonna veniva un sacco di gente; lì si stava bene perché la cucina era suprema e lei abitava in uno di quei paesini dimenticati dal Signore che hanno sempre un estremo fascino su chi non ci vive.

Nessuno ha mai tirato fuori il portafogli per nulla, al contrario tutti sono sempre stati serviti e riveriti, e rimasti a tempo indeterminato. L’ospite a casa sua non ha mai puzzato.
Vi immagino già a questo punto, leonesse da tastiera, a mettere le mani avanti: “guarda che anche adesso io faccio così eh, se ho gente a casa la tratto con i guanti”.
L’ospite è sacro, giusto? O era?
Ve lo chiedo perché se da una parte mi ritrovo ad essere ospite e per l’antica regola essere dunque tenuta sul palmo di una mano, dall’altra non è sempre così.
Succede spesso che vada a cena da amici, e siccome siamo in totale più di un paio mi venga chiesto di pagare la mia pizza o la mia parte di sushi da asporto.
Ma non sono più gli anni Ottanta”, direte voi.
Allora fai un piatto di pasta, e te la cavi con davvero poco, dico io.
Scampi pure una brutta figura, e ci guadagni di vino che tanto porta sempre l’invitato (si spera).

Quando a Milano venni invitata per la prima volta ad un compleanno rimasi scioccata: dopo giorni a trovare il regalo giusto, mi dovetti pure pagare la cena.
Allora perché avevano usato la parola “invitata”?
Per l’unico compleanno che ho festeggiato, dato che pagare da mangiare a tutti m’era “un po’ impossibile”, ho organizzato un aperitivo, che ovviamente ho offerto io.
Per non parlare dei matrimoni, per i quali ormai conviene accendere un mutuo: non solo c’è la lista di cui occuparsi, ma il viaggio, il vitto e l’alloggio. Una volta era impensabile.
Almeno il buongusto di non esigere il regalo.

Devo dire che più che di crisi, parlando per luoghi comuni, è un fattore che riguarda soprattutto Nord e Sud, dove vi assicuro, certe logiche al risparmio non esistono.
Al Nord dopo tre giorni l’ospite puzza, al Sud lo riempi di cannoli e mozzarelle finché lui stesso, sfranto, se ne vuole andare (sarà una strategia?).
Su dividi i soldi, giù tarallucci e vino.

Mi viene adesso in mente un’altra cosa: la pizza mangiata sul cartone.
Ma ti pare che mia nonna avrebbe fatto mangiare ad un invitato una napoletana su un pezzo di carta, e non su un piatto ovviamente adagiato su una tovaglia grande di cotone e ben stirata (altro che tovaglietta)? A parte che la pizza l’avrebbe fatta lei, mica ordinata.
Grazie a dio però negli ultimi anni piatti, tovaglie e bicchieri bellini vanno di moda, quindi c’hanno salvato dalla barbarie a tavola.

Lo volete un consiglio che farà stare bene voi e i vostri ospiti? Organizzate una cena a casa, apparecchiatela a modino e fate trovare su ciascun posto un regalino, che può essere un biscotto ben incartato, un fiorellino, una candela. Avrete il borsello un po’ più leggero, ma anche il cuor (si spera).

Autore: Valentina Mele e Lucia Del Pasqua
Regia: Valentina Mele
Montaggio: Valentina Mele
Grafica: Fabio Danisi
Produzione: TwoShot
Executive producer: Adriana Penati