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Stop agli allevamenti di cincillà in Croazia

In Croazia è scattato il divieto definitivo agli allevamenti di cincillà e altri animali da pelliccia: l’iter legislativo è durato dieci anni. 

In Croazia è scattato il divieto definitivo agli allevamenti di cincillà e altri animali da pelliccia: l’iter legislativo è durato dieci anni. 

Ci sono voluti dieci anni ma alla fine in Croazia si è riuscita per legge a eliminare definitivamente la produzione delle pellicce di cincillà: d’ora in poi sarà vietato uccidere e scuoiare gli animali per ricavarne pellicce.

La produzione di pellicce di cincillà in Croazia era tra le più alte nel mondo e già nel 2006 era stato votato un decreto che aveva portato alla chiusura della maggior parte degli allevamenti: una minoranza di operatori del settore, però, aveva opposto resistenza alla legge, continuando l’attività nel tentativo di far decadere il bando approfittando dei vari rinvii.

Grazie alla mobilitazione di gran parte della cittadinanza, con l’appoggio di personaggi pubblici, politici, veterinari e dell’associazione animalista Animal Friends Croatia che si è resa protagonista della battaglia per proporre il divieto, si è riusciti a bocciare la proposta di prorogare di un ulteriore anno il permesso agli allevatori confermando il sostegno al divieto di allevamento di cincillà.

In questo modo la Croazia si è allineata agli altri paesi europei come Olanda, Austria, Regno Unito, Serbia, Slovenia, Macedonia e Bosnia dove è in vigore, con varie scadenze, il bando all’industria degli animali da pelliccia.

Il divieto formalmente non è in vigore in Svizzera e Germania dove però le regole sono così restrittive che, di fatto, l’attività di allevamento si è arrestata perché non più produttiva.

Non si sono ancora allineate la Repubblica Ceca, il Belgio, il Lussemburgo e la Danimarca dove però il vale divieto solo per le volpi: in questi paesi comunque si stanno discutendo delle proposte di legge.

Non ha ancora preso posizione l’Italia dove da tempo la Lav sollecita la chiusura degli allevamenti rimasti in Abruzzo, Emilia Romagna, Lombardia e Veneto che ogni anno uccidono 200 mila animali, per lo più visoni e in parte cincillà.

L’86% degli italiani si è dichiarato favorevole alla chiusura degli allevamenti di animali di pelliccia ma di fatto il commercio delle pelli è ancora un settore molto attivo a livello globale e coinvolge circa 70 milioni di capi l’anno.

La quasi totalità della produzione (85%) deriva da allevamenti intensivi che si trovano appunto in Europa che detiene circa il 60% della produzione mondiale, seguono poi la Cina (25%), gli Stati Uniti (5%), il Canada (4%) e la Russia (3%).

Foto © Petro Teslenko - Fotolia.com