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Yummy dummies - ricette a prova di incapacy

  • Difficoltà

    media

  • Categoria

    Dolci

  • Porzioni

    9

  • Tempo preparazione

    3-4 ore (riposo) + 30 min

    PT30M

  • Tempo totale

    30 min

    PT30M

  • Cucina

    italiana

  • Cottura

    senza cottura

Forse accollarsi tutte le sofferenze del prossimo, come se tutto dipendesse da noi, non è necessariamente l'aiuto di cui ha bisogno. A volte, più di mille pacche sulla spalla, basta un tiramisù... ma fatto come si deve!

Forse accollarsi tutte le sofferenze del prossimo, come se tutto dipendesse da noi, non è necessariamente l'aiuto di cui ha bisogno. A volte, più di mille pacche sulla spalla, basta un tiramisù... ma fatto come si deve!

Poco fa ho scoperto una cosa incredibile: non dipende tutto da me.
L’ho scoperto a 33 anni. L’avessi scoperto prima, mi sarei risparmiata di sentirmi responsabile anche dell’umore  della maestra Clelia, quando, in quarta elementare, notavo che entrava in classe un po’ diversa. Allora le sorridevo, pensando che così, in qualche modo, qualcosa potesse cambiare nella sua giornata.

Anche l’empatia andrebbe pesata (e dosata)

Questo delirio di onnipotenza mi è durato parecchi anni, durante i quali - per usare una parola che vi piace tanto incapacy, ma che io detesto - ho peccato di un eccesso di empatia verso il prossimo. Anche quando non richiesta, anche quando era frutto della mia ingestibile immaginazione, perché magari gli altri non ne avevano bisogno e stavano ‘na favola.
Questo mi è costato parecchio, perché ho perso davvero molto tempo a cercare di anticipare il malessere altrui e a colmarlo in qualche modo, credendo, molto spesso, che dipendesse tutto da me. Non solo nel senso che io ne fossi la causa, ma che io avessi il potere e la responsabilità di migliorare la situazione.

È chiaro che più di qualche volta questo sia dipeso da me, perché solo il fatto di agire attivamente nel mondo, per le proprie esigenze, può creare nell’altro un dispiacere. Senza parlare delle tragedie che ho creato in adolescenza - quella che dura fino a 29 anni dico, ma non vi voglio ammorbare - delle quali mi scuso davvero, ma ero in un periodo negativo. 
Ho fatto pace col fatto che nella maggior parte dei casi non c’è niente che si possa fare per gli altri, o comunque niente che si possa fare utilmente per gli altri, senza che questo costi qualcosa a noi. E questo vale in ogni ambito: lavorativo, sentimentale e (soprattutto) familiare.

Non dobbiamo necessariamente accollarci l’impossibile

Per scoprire questa cosa incredibile ho fatto esattamente quello che tutti sconsigliano e temono. Nel nostro tempo fatto tutto di consigli tesi alla valorizzazione di sé, al vedersi sotto la giusta luce, mi sono tolta valore, mi sono ridimensionata e ricollocata in uno spazio possibile, in cui l’altro esiste ed è sostenuto ma è autonomo e responsabile per sé. Che non significa sottrarsi, ma darsi secondo le proprie possibilità (ché l’amic* vostr* sopravvive anche senza le 40 ore giornaliere a parlare di quell* che ha visualizzato e non ha risposto... anzi, vive pure meglio alla lunga).
Insomma, la gente pensa a noi e al nostro apporto unico e speciale nelle loro vite molto meno di quello che pensiamo. Quindi tiriamo tutti un sospiro di sollievo: la croce del mondo non è richiesto che la portiate voi e, come dicevano i nostri avi, “Ad impossibilia nemo tenetur”, nessuno è tenuto alle cose impossibili, fate meno che fate meglio.

Il tiramisù vale più di mille rassicurazioni

Il mio ideale di amic* è quell* che quando sto male, (non tutti i giorni, proprio tutti i minuti), si disinteressa completamente delle mie parole, mi invita a casa sua, mi infila in bocca un pezzo di tiramisù - meglio con un po’ di liquore, che un pochetto aiuta sempre - e quando ho ingoiato mi mette a letto con una copertina, con la consapevolezza che la ninna e un pezzo di tiramisù valgono più di mille: “non ti preoccupare”. Perché mica me lo deve dire qualcuno se mi devo preoccupare o meno, e io personalmente sono la persona più impermeabile che conosco ai consigli, soprattutto sugli stati d’animo che dovrei tenere, visto che non ho capacità di gestione alcuna.
Quindi se volete diventare l’amic* che vorrei, dovete quantomeno poter garantire all’altro una fetta di tiramisù fatto bene. Non quelle cose spugnose tutto caffè e zero crema, perché in questo modo non siete amici, siete cattivi.
Cosa vi serve:

Ingredienti

  • 300 g di caffè amaro e già freddo
  • 300 g di savoiardi
  • 500 g di mascarpone
  • 100 g di zucchero
  • 5 tuorli pastorizzati
  • 2 albumi pastorizzati montati a neve
  • Panna: se le cose si mettono male, un’amica vera.
  • Cacao amaro

Vi consiglio di partire con tutti gli ingredienti a temperatura ambiente, si evitano grumi e lacrime.

  1. Partiamo subito dal montare gli albumi a neve con la metà dello zucchero. Non vi inventate il sale all’interno, perché equivale a un consiglio e a un accollo non richiesto.

  2. Passate ai tuorli: montateli al massimo con lo zucchero rimanente, devono essere chiarissimi e gonfi.
  3. Una volta montati i tuorli, inserite il mascarpone gradualmente, sempre utilizzando le fruste elettriche. Se vedete che il vostro mascarpone è troppo sodo e tende a diventare subito grumoso, addolcitelo con un po’ di panna, che non sarebbe altro che il mascarpone in altro formato.
  4. Incorporato il mascarpone procedete a inserire gli albumi, con movimento delicato, come quando bloccate la vostra amica che vi dice “stasera passo da te che ho litigato con Paperino Rossi perché mi ha dato il buongiorno alle 9.10 invece che alle 9.00 e sto malissimo ho bisogno di sfogarmi”.

  5. Prendete una teglia, (io ho usato una da 22 cm, ma anche 24 si tollera), e sul fondo sporcatela di crema al mascarpone. Iniziate a stratificare inzuppando i savoiardi nel caffè, senza addormentarvi, devono essere immersi proprio per 3 secondi di numero, ricordandovi sempre che l’unica cosa che conta è la crema, e un letto comodo.
  6. Arrivati all’orlo della teglia, fate riposare in frigorifero per almeno 3-4 ore, quando dovete servirlo cospargetelo di cacao amaro.

Dai cocority, state su, che ce la potete fare benissimo.

Foto: Ilaria Muri