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Yummy dummies - ricette a prova di incapacy

  • Difficoltà

    facile

  • Categoria

    Dolci

  • Porzioni

    6

  • Tempo preparazione

    10 ore (riposo) + 15 min

    PT15M

  • Tempo cottura

    15 min

    PT15M

  • Tempo totale

    30 min

    PT30M

  • Cucina

    italiana

  • Cottura

    senza cottura

Il dolce perfetto da fotografare e pubblicare su Instagram accanto a una citazione colta? Il biancomangiare. Per un rientro coi fiocchi, seguite la ricetta (e i preziosi consigli) di Sofia!

Il dolce perfetto da fotografare e pubblicare su Instagram accanto a una citazione colta? Il biancomangiare. Per un rientro coi fiocchi, seguite la ricetta (e i preziosi consigli) di Sofia!

Ciao Incapacy, bentornati a scuola, è finita l’estate grazie a Dio, cioè secondo me è finita, e vedo già che vi state muovendo sempre nella stessa direzione: correre a raccogliere i cocci che avevate rotto a giugno, presi dall’euforia, che pensavate di non dover raccogliere mai più, invece indovinate? Prendete scopa e paletta.

Settembre è il mese della tregua dal caldo, dalle hit dell’estate e dai nervi che mi si dilatano al sole, e io nel mio profondo vorrei anche già una tregua da voi, ma non posso, sto imparando da giovedì scorso a non scappare dalle responsabilità. Però una cosa ve la voglio dire: tornare a raccogliere i cocci che avete con tanta leggerezza spaccato a giugno è un’arte, non lo potete fare in modo così palese e soprattutto non lo potete fare con questa fretta.

È vero che settembre è il mese della ripresa e dei propositi che avrete già tradito il primo ottobre, per tenerci positivi, ma non mi affaticherei troppo fossi in voi, perché le marachelle che avete combinato a giugno, gli errori che avete fatto negli ultimi 25 anni, non si ripareranno oggi.

Quando vivevo a Parigi, ossia mai, settembre veniva definito il mese de la rentrée, ossia il mese della ripresa, ma cosa vogliamo riprendere se veramente non ci siamo mai ripresi in vita nostra? Secondo me questa corsa all’azione vi rende un po’ nervosetti, mettetevi tranquilli, che se non vi siete ripresi voi, non riuscirete a riprendere le fila di nessun discorso. Ma soprattutto levatevi quella posa di nostalgici complicati, quando fa più freschetto iniziate a ritirare fuori amori maltrattati o amori mai vissuti, e allora iniziate già a settembre coi primi sintomi della follia, i messaggi indiretti sganciati nelle stories di Instagram, i messaggi diretti a quei poveri malcapitati che si erano appena ripresi dalla vostra infelice presenza nella loro vita: “Ehi”, “Ciao”, “Che fai?”. Lo so che volete qualcuno che vi faccia passare un Capodanno frizzantino e state già iniziando a creare le condizioni, però oggi per favore impariamo l’arte dell’attesa, di qualcosa che verrà anche senza il nostro pazzo contributo, qualcosa di nuovo e leggero.

Pensate a quella cavolo di Fillide, principessa della Tracia, che per non attendere 10 anni e 2 giorni il ritorno di Acamante, eroe greco, suo crush, ha atteso il suo ritorno dalla guerra di Troia solo per 10 anni. Quest’ansiosetta purtroppo, venuta a conoscenza della caduta di Troia, non vedendo tornare Acamante, non vedendolo neanche online su WhatsApp, forse non vedeva neanche più la foto profilo, si lasciò morire. Ma come tutte le narrazioni tragiche che si rispettino, a ‘na certa lui riesce a tornare e si ritrova lei che aveva tirato le cuoia. Atena, che alla fine pure lei la telenovela non la disdegnava, vista la disperazione dell’eroe, decise di trasformare la defunta Fillide in un mandorlo. Come Acamante venne a sapere di questa trasformazione, andò subito ad abbracciare l’albero e lei, per dimostrare la sua presenza e il suo amore, tirò fuori dai rami i fiori bianchi, mica quelle due stories su Ig dove vi disperate dietro a canzoni strappalacrime. Ha fatto i fiori ragazzi, i fiori. Certo, se nel frattempo questa attesa l’avesse utilizzata per non vivere solo per Acamante, magari alla fine si davano pure due bacetti.

C’è anche una versione più crudele e realistica di questa storia, ma cercatevela voi su Google, vi anticipo solo che lui c’aveva un’altra principessa e Fillide non la prendeva benissimo.Visto che i fiori di mandorlo sono i primi a spuntare in primavera, anche tardo inverno, si pensa che siano emblemi della speranza e del ritorno in vita della natura, ma ora è tempo di perdere le foglie incapacy miei, se non sbaglio, quindi st’ansia della speranza, sostituiamola con la calma dell’attesa, non moscia come voi sia chiaro, ma si potrebbe partire dalla consapevolezza che non tutte le fasi della vita devono essere sempre piene, attive, non dobbiamo sempre stare, come si diceva quando vivevo a Londra, anche in questo caso mai, in the middle of something, possiamo anche stare fermi un po’, in attesa di qualcosa che verrà . Oggi, ripartiamo con calma, con un surrogato della speranza, più semplice e facilmente reperibile: il biancomangiare, un dolce budino a base di latte di mandorle, che certo non vi abbraccia, ma un po’ vi impegna nella preparazione e vi insegna ad ottenere cose buone senza affanni particolari.

Cosa vi serve:

Ingredienti

  • 500 g di latte di mandorla non zuccherato
  • 100 g di zucchero
  • 40 g di amido di mais
  • 1 cucchiaino di cannella in polvere
  • Il tempo di attendere 10 ore di riposo in frigo

  1. Allora incapacy partite mettendo a bollire 400 g di latte di mandorla, zucchero e il cucchiaino di cannella in polvere, i rimanenti 100 g di latte di mandorla versateli, girando bene, nell’amido di mais.

    biancomangiare

  2. Quando tutto bolle unite la pastella di latte e amido al composto bollente, girate sempre con la frusta e quando la crema torna a bollire togliete subito dal fuoco e versate in appositi stampini, leggermente bagnati con acqua fredda, se no col cavolo che staccate questi speranzosi budini.

    biancomangiare

Visto che io sarò sempre dalla vostra parte, invece di mettere quelle foto al mare che vi tenete la mano con non si sa chi, anzi si sa con chi, con papà, che non si ingelosisce nessuno ve lo assicuro, una volta fatto questo benedetto Biancomangiare potete metterlo su Instagram e spararvi le pose degli intellettuali dietro al pc, vi suggerisco il copy: “Era inevitabile: l’odore delle mandorle amare gli ricordava sempre il destino degli amori contrastati.”, l’incipit de “L’amore ai tempi del colera” di Marquez, poi non dite che non vi aiuto a rimorchiare.