Divertimento
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Meghan, Michelle e il voto delle donne alle elezioni USA

L'America è in fermento per le prossime presidenziali e, dopo la débacle di Hillary Clinton, le donne hanno deciso di far sentire forte e chiara la loro voce.

L'America è in fermento per le prossime presidenziali e, dopo la débacle di Hillary Clinton, le donne hanno deciso di far sentire forte e chiara la loro voce.

Martedì 3 novembre 2020 l'America avrà la possibilità di eleggere il 59esimo presidente degli Stati Uniti. Mentre la corsa elettorale si fa sempre più accesa, mentre Donald Trump desacralizza la Casa Bianca per la sua campagna con tanto di clan familiare al completo a supporto, questo momento sarà ricordato come il più intenso per le donne della politica a stelle e strisce.

Melania Trump da una parte ha finalmente rotto il silenzio, tornando ad appoggiare suo marito, indossando un completo militare di Alexander McQueen da 1.500 dollari. Dall'altra durante la convention democratica Michelle Obama ha regalato il più atteso e applaudito discorso di questa campagna elettorale. «Odio la politica ma tengo all’America. Per questo dico, votate», ha detto la ex first lady oggi co-presidente dell'organizzaione apartitica When We All Vote. Lo scopo di questo progetto è aumentare la partecipazione alle urne dei cittadini americani e fra i suoi sostenitori ci sono tantissime donne, tra cui Meghan Markle.

Meghan Markle: «Il voto è un diritto»

«Guardo mio marito, per esempio: non ha mai potuto votare. Il diritto di voto però non è un privilegio, è un diritto in sè e per sè», ha detto la duchessa di Sussex in un'intervista a Marie Claire. La politica sembra essere diventato il suo nuovo impegno e in questo momento storico, da afroamericana, il suo nome può fare la differenza.

«So che cosa significa avere una voce se sentirsene allo stesso privi - ha aggiunto Meghan - So anche che molti uomini e donne si sono messi in prima fila perché noi potessimo essere ascoltati. E questa opportunità, il diritto fondamentale, è nella nostra abilità di esercitare il nostro diritto al voto e fare in modo che la nostra voce sia ascoltata».

Meghan ha parteciato al When All Women Vote Couch Party, una festa virtuale per il centesimo anniversario del suffragio femminile negli Stati Uniti. Capelli legati e blusa nera, Meghan ha fatto sentire la sua voce dalla nuova villa da undici milioni di euro a Santa Barbara, dove ora vive con il principe Harry e loro figlio Archie.

«Il 19esimo emendamento ha dato il diritto di voto alle donne, ma non a tutte le donne - ha detto Meghan - In particolare non alle donne di colore. Ci sono tante comunità emarginate che ancora lottano per vedere realizzato questo diritto. Non è giusto. Tutti noi dobbiamo far sentire la nostra voce. In questo frangente se non sei parte della soluzione sei parte del problema. Se non voti sei complice». E lo dice una che, avendo sposato un principe Windsor, questo diritto poteva non usarlo mai più.

 

Per rafforzare il suo invito a votare, Meghan si è affidata alle parole di Kate Sheppard, tra le leader del movimento suffragista in Nuova Zelanda. «"Pensate che il vostro singolo voto non conti poi molto. La pioggia che rinfresca il terreno arido è fatto di singole gocce". Ecco perché voto», ha spiegato Meghan. Secondo la duchessa di Sussex «La voce delle donne è necessaria ora più che mai. E il modo migliore per esercitarla è attraverso il voto».

Il voto delle donne americane

«Il New York Times non crede che il raggiungimento del suffragio femminile aumenterà la felicità o la prosperità delle donne in America». Scriveva così nel 1913 l’Editorial board del quotidiano americano. «Senza il consiglio e la guida degli uomini, nessuna donna ha mai governato uno Stato in modo saggio e corretto» aveva ribadito due anni dopo. Cento anni dopo l'Editorial board ha firmato un articolo che celebra le lotte per la conquista del 19esimo emendamento e il ruolo cruciale che vi hanno avuto le suffragiste nere, per poi essere estromesse dal movimento per il voto alle donne e dal voto stesso.

Mentre le donne bianche lottavano per la possibilità di votare, per sentirsi uguali agli uomini, le donne nere votavano per avere una possibilità di salvare le proprie famiglie. Le suffragette bianche mettevano da parte le nere, facendole marciare in fondo al corteo. Dopo aver ottenuto il diritto di voto per sé, le donne nere hanno dovuto attendere 45 anni prima che la legge eliminasse le misure discriminatorie.

Sono passati cento anni, ma la discriminazione razziale, l’accesso al voto e quindi l’esercizio della sovranità, ancora oggi sono dei problemi. Lo dimostra il movimento Black Lives Matter. Lo dimostra il criterio di designazione delle circoscrizioni elettorali, le difficoltà a registrarsi nelle liste e perché secondo la American Bar Association, «le restrizioni nel sistema elettorale hanno portato a una sistematica discriminazione nei confronti delle minoranze, rendendole inammissibili al voto».

Poi c'è il Covid che, come se non bastasse, potrebbe complicare le cose. Chi vuole votare, potrebbe trovarsi costretto a fare lunghe ore di coda. Il numero dei seggi è drasticamente ridotto. Madri povere con figli a carico e i lavoratori più poveri potrebbero non avere modo di rimanere lì, ad attendere di poter esercitare il proprio diritto di cambiare le cose. Così questo privilegio potrebbe rimanere solo una bella storia sulla carta. Almeno per alcuni.

When We All Vote

When We All Vote è un'organizzazione apartitica nata con l’obiettivo di «aumentare la partecipazione elettorale, raggiungere ogni cittadino americano, specialmente le fasce d’età e le etnie meno coinvolte». Michelle Obama ne è la co-presidentessa e dal 2018 si batte per sensibilizzare gli americani alla necessità di esercitare il diritto di voto.

A lanciare il movimento insieme a Mrs Obama ci sono Tom Hanks, Lin-Manuel Miranda, Janelle Monae, Chris Paul, Faith Hill e Tim McGraw. Le azioni concrete messe in campo da When We All Vote hanno attraversato il Paese, creando punti di registrazione per il voto, coinvolgendo 200 milioni di americani online sull'importanza di questo atto spesso sottovalutato.

Il discorso di Michelle Obama alla convention democratica

Durante la Convention nazionale democratica del 2020 Michelle Obama ha sostenuto l'ex vice presidente Joe Biden come candidato ufficiale dei democratici alle elezioni presidenziali con un discorso di oltre 18 minuti. Ha definito Biden «un uomo profondamente buono, guidato dalla sua fede», e ha elogiato la sua capacità di affrontare le molteplici crisi che affliggono l’America.

Michelle non la manda a dire: le crisi a cui fa riferimento sono state causate per lo più dall'attuale inquilino della Casa Bianca. «Donald Trump è il presidente sbagliato per il nostro Paese - ha dichiarato l’ex First Lady - Ha avuto abbastanza tempo per dimostrare che può fare il suo lavoro, ma è chiaramente al di sopra delle sue possibilità».

Usa2020, record di candidate donne

Come riporta Vox, le elezioni Usa2020 segneranno anche un nuovo record. Stando ai calcoli del Center for American Women and Politics della Rutgers University, all’inizio di questa settimana 243 donne avevano vinto le primarie alla Camera: 169 democratiche e 74 repubblicane. Nel 2018, con lo stesso numero di Stati al voto, erano state 196 (152 democratiche e 44 repubblicane). Un altro dato colpisce l'attenzione: quasi il 50 per cento delle donne che corrono per ottenere un seggio alla Camera sono afroamericane.

Complessivamente, il Congresso è ancora molto lontano dal raggiungimento della parità di genere. Attualmente, solo il 23 per cento dei membri della Camera sono donne. Ma come spiega la docente di Scienze politiche Christina Wolbrech, «più donne corrono, più donne si interessano alla politica e si convincono del fatto che questo sia una strada percorribile anche per loro».