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PEOPLE: L'ATTUALITA'
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Intervista a Erika Monforte: «Sono cresciuta a pane e miscela»

Nata per gioco, la passione di Erika Monforte per i motori si è presto trasformata in lavoro. Oggi, a soli 30 anni, è una pilota professionista, istruttrice di guida, team manager e mamma di due bimbe. L'abbiamo intervistata.

Nata per gioco, la passione di Erika Monforte per i motori si è presto trasformata in lavoro. Oggi, a soli 30 anni, è una pilota professionista, istruttrice di guida, team manager e mamma di due bimbe. L'abbiamo intervistata.

“Sono cresciuta a pane e miscela”. Erika Monforte sintetizza così, sorridendo, il suo rapporto con i motori. Una passione ereditata dal papà Maurizio (che ha corso fino al 1988) e portata avanti, con grande dedizione, in autonomia.

Dal cortile di casa, dove da bambina sperimentava kart, minimoto e miniquad, alle gare - e i trofei - nazionali e internazionali (su pista, da pilota, e fuori dalla pista, da istruttrice e team manager), Erika approda ora anche in tv - insieme alla sua collega Vicky Piria - alla conduzione di Set Up Girls, nuova serie sui motori in onda su Alpha59.

Pacata e sicura di sé, gentile e determinata, Erika – classe ‘1989 - colpisce immediatamente per l’entusiasmo e la consapevolezza con cui racconta la sua storia. Un fervore, il suo, tale da non far quasi percepire la fatica e gli ostacoli che eccellere in uno sport – e in particolare in uno sport dalla marcata predominanza maschile - richiede. Nel suo sorriso soddisfatto e nei suoi discorsi appassionati, le difficoltà – parte integrante del pacchetto “successo”- passano in secondo piano. La prova che il talento non si autoelogia, né si piange addosso; il talento, per emergere, non deve far altro che mostrarsi nella sua forma più pura.

Intervista a Erika Monforte: gli inizi e la carriera

Cosa ricordi della tua prima guida?

A parte i kart, minimoto, miniquod che usavo nell’azienda di mio padre, ricordo la guida di una vecchia Y10 Fila che mio nonno aveva in demolizione nella sua attività. Avevo 8 anni e ci saltai subito sopra. Ricordo che in un’occasione, finito il carburante, andai a “fregarlo” con mia cugina dall’auto di mio nonno, con la tecnica della cannetta, e ne bevvi anche un bel po’: se il sapore di motorsport non mi ha stomacato quella volta lì, evidentemente era proprio la mia passione. 

Quando e come hai capito che per te, i motori, non erano solo un hobby?

Quando mi sono iscritta all’università ho pensato di trovare delle attività divertenti che mi permettessero di sostenere le spese. Mi sono introdotta a gomitate al centro internazionale di guida sicura di Andrea de Adamich e ho iniziato a fare qualche attività. Ero molto soddisfatta, amavo seguire i partecipanti e trasferire loro la mia passione: lì ho capito che poteva diventare il mio lavoro.

Ci racconti, in breve, la tua carriera?

Sono partita dal karting e i primi risultati li ho avuti nei 125 con le marce, poi sono passata ai monomarca, quindi il Gran Turismo, e infine alla classe delle Nascar – una categoria di stock cars, una sorta di monomarca mascherati - che mi hanno dato grandissime soddisfazioni: ho vinto per due anni la classifica femminile e sono stata sempre nella top ten.

Ho letto che a 16 anni hai vinto lo scudetto nella categoria Ladies del Trofeo Italia Uisp di Formula Driver. Non avevi ancora neanche la patente... Ce ne parli?

Mi sono super divertita, mio papà temeva potessi farmi del male con i kart, perciò mi ha proposto questa formula per iniziare; ricordo che al primo ritiro a causa di una rottura di un semiasse ho pianto come una pazza... non ho mai preso benissimo i ritiri per ragioni meccaniche. Correvo con una Citroen Saxo VTS, era bianca perla.. già ci tenevo a sottolineare che non ero un “maschietto”.

Motorsport e sessismo

A proposito di "maschietti". I motori e gli sport ad essi associati sono considerati, appunto, "maschili". Hai mai subìto discriminazioni?

Sì, mi è capitato. Il ruolo femminile non è ancora digerito completamente. Ci facciamo spazio e quando raggiungiamo il risultato veniamo riconosciute, ma fino ad allora veniamo viste come la velina che tenta una carriera differente.

Puoi raccontare un episodio in particolare?

Non tanto tempo fa è successo con un ingegnere che era a capo di un progetto importante. Nel momento in cui mi hanno introdotto come coordinatrice del team, lui mi ha guardato e, di fronte ad altre 5-6 persone, ha detto: “Se volevamo una velina andavamo a cercarla altrove”. Al mio: “Non si preoccupi, non la deluderò”, ha risposto: “Io non mi preoccupo, sono nato rilassato”. Dopo che ha riconosciuto la mia professionalità nel progetto ha cambiato atteggiamento.

E al di là della risposta data sul momento, come ti sei sentita?

Quel giorno mi sono chiusa nel camion del team e ho pianto molto, ho pensato di rinunciare. È normale che ci sia una percentuale di fallimento, a prescindere dal tuo genere, e mi pesava il fatto che il mio essere donna potesse essere determinante sulla valutazione finale. Sono andata avanti e sono stata fortunata, ho limitato il numero di danni (sorride, ndr).

In pratica nell'ambito degli sport definiti "maschili" la donna è ancora - a un passo dal 2020 - vista come "bella statuina"? 

Sì, ma devo dire che il carattere e la tenacia fanno la differenza. Ritengo che la figura femminile non sia considerata ancora parte integrante di molti altri ambiti sportivi e/o professionali. Spesso mi sento ancora dire che se non fosse stata per la fortuna che ho nell’avere una “bella faccia”, non avrei mai ottenuto risultati nel mio ambito.. mi colpisce ancora quanto la gente sia prevenuta rispetto a questo.

Cosa consiglieresti a una donna che vorrebbe diventare pilota?

Inizia con i kart, e non temere di misurarti con i maschietti. Guarda sempre avanti!

L'esperienza in pista

Tre parole per descrivere il motorsport.

Adrenalina, vibrazioni e pensiero libero. Quando sei in macchina ti rendi conto che tutto il resto non esiste più. Sei concentrato solo sulle tue percezioni, sulla tua sensibilità e sull'obiettivo. Tutto il resto viene dimenticato.

Anche perché immagino che gli stimoli, in pista, non manchino... Cosa ti piace di più delle corse?

Le corse sono per me un'espressione di competizione. Mi piace l’odore degli pneumatici, dei carburanti, l’adrenalina della pre-griglia, l’essere poi da sola a stretto contatto con il mio obbiettivo. Mi piace vivere il paddock e organizzare ogni dettaglio in vista di una gara che corro o gestisco.

A proposito di organizzazione: come ti prepari per una gara?

La preparazione atletica è fondamentale, io continuo a praticare K1 perché ritengo essere una disciplina molto completa a livello muscolare oltre che psicologico. Ti insegna che anche se sei solo sul ring, la preparazione e il risultato dipendono da un team che ti ha aiutato nel set-up e nella preparazione della competizione e che non si può mai abbassare la guardia. L’alimentazione e l’idratazione vengono immediatamente dopo. La concentrazione in gara conta per l’80%.

Il tuo idolo al volante?

Danica Patrick, perché al di là dei suoi risultati sportivi l’ho sempre vista come la classica “cazzuta”, poco interessata ad apparire come donna: preferisce bastonare le griglie in termini di risultati. E questo è sempre stata la mia filosofia, non quella mascherarmi dietro un’immagine ma di farmi valere al volante.

Oltre la pista

Andiamo oltre i motori. Altre passioni?

Tantissime! La mia più grande consiste nel veder crescere le mie gemelline.. amo poi la natura, la lettura, mi diletto anche in cucina (poche cose semplici) per accontentare i desideri della mia famiglia...

In più, sei laureata in economia aziendale...

Sì. L’università mi ha dato modo di applicare quanto sia importante la precisione e la definizione per la realizzazione di un progetto, di una gara o di un campionato e come gestire ogni elemento sul campo gara, gli imprevisti in questo modo pesano meno in termini di difficoltà. Ho studiato organizzazione della piccola media impresa e il team non è nient’altro di diverso nella sostanza!

Ricapitolando: pilota, manager, istruttrice di guida... e mamma di due bimbe. Anche loro sono appassionate di corsa?

Sì, sono prima di tutto una mamma. Sofia e Matilde, che oggi hanno quasi 7 anni sono tutto per me, la cosa più bella è sentire che per loro sono orgogliose di me. Condividere i podi con loro è stato bellissimo. Hanno vissuto con me il motorsport fin dai primi mesi di vita, non le forzo nelle attività sportive per ora anche se sembrano avere entrambe una grande propensione per le corse e per la competizione in generale. Per ora si allenano con i go-kart per divertimento, domani si vedrà! Spiego sempre loro quanto sia importante trovare nella vita la possibilità di realizzarsi in qualcosa che si ama.

L'esperienza in tv - Set Up Girls

Sei assieme a Vicky co-conduttrice del programma in onda su Alpha “SET UP GIRLS”. Com'è andata la tua prima esperienza in tv?

Passare immediatamente alla conduzione è stato un saltone! Inizialmente mi sono sentita davvero un pesce fuor d’acqua, poi l’ho buttata sull’autoironia che mi contraddistingue e sulla fiducia in chi mi ha supportato, ascoltavo Vicky che ha già avuto diverse altre esperienze di questo genere. Alla fine mi sono sentita completamente a mio agio quando abbiamo iniziato a girare le attività dinamiche; da lì in poi mi sono divertita tantissimo e ho dimenticato tutto il resto!

Puoi raccontare un episodio particolare relativo a un ospite del programma salito in auto con te?

Mi sono divertita tantissimo a imparare la tecnica del drifting con Luca Destro.. un ospite che mi ha stupito è stato Mal, che è tra l'altro mio concittadino; non immaginavo assolutamente avesse passione per altri “cavalli”, oltre a Furia! Tutti gli ospiti hanno riso e gioito con me e Vicky di questa esperienza, e insieme trasmetteremo al pubblico, mi auguro, la nostra incontenibile passione per i motori.