Tempo Libero
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Da maestro di scuola a giovane promessa della musica: Matteo Faustini

Dopo il successo della sanremese “Nel bene e nel male”, premiata al festival con il premio Lunezia per Sanremo, esce “Vorrei (la rabbia soffice)”

Dopo il successo della sanremese “Nel bene e nel male”, premiata al festival con il premio Lunezia per Sanremo, esce “Vorrei (la rabbia soffice)”

“Vorrei (La Rabbia Soffice)” il nuovo singolo del giovanissimo cantautore Matteo Faustini, rivelazione all’ultimo Festival di Sanremo con il pezzo “Nel bene e nel male”;

Non più maestro: Matteo Faustini e il suo nuovo singolo

Al Festival ha vinto il premio “Lunezia per Sanremo” per il suo valore artistico e letterario. “Vorrei (la rabbia soffice)" lo sfogo delicato del giovanissimo cantautore bresciano, una lettera a cuore aperto che esprime i sentimenti e lo stato d’animo di Matteo Faustini nei confronti della società odierna.

Matteo, parli di rabbia soffice nel titolo della canzone. Cosa intendi?
La rabbia soffice è uno dei miei difetti principali. Questo è forse il brano del disco che amo di più, un brano che ho dedicato a me stesso, le altre tracce parlano di altre persone. Ho descritto, in questa canzone, tutte le qualità che mi piacerebbe possedere per essere un essere umano migliore. Questa canzone vuole sottolineare le cose che vorrei modificare di me stesso e della società attuale per migliorare. Il nostro scopo deve essere quello di migliorare i nostri difetti, di “curvarli”, non semplicemente accettandoli ma cercando di risolverli.

Nel brano accenni al fatto che vorresti modificare qualcosa di te. Cosa vorresti cambiare?
Cercherei di ridurre le paranoie autolesioniste che mi caratterizzano, cercherei di essere meno severo con me stesso e vorrei, come dico nella canzone “imparare a stare un po’ da solo senza dimenticare come amare qualcuno”. Vorrei avere la capacità di apprezzare la solitudine senza il rischio di abituarmi e a non riuscire più ad aprire il mio cuore.

Non tutti sanno che sei un professore. Come riesci a conciliare l’attività di cantautore con quella di insegnante?
In questo momento non riesco più a conciliarla! Da quando ho messo la punta di un piedino nel mondo della musica, soprattutto dopo Sanremo, non sto più lavorando nella scuola, non sono più maestro Matteo! L’attività musicale in questo momento è totalizzante. Fare musica è sempre stato il mio piano A, la scuola il piano B.

In “Figli delle Favole”, il tuo album, affronti temi come il bullismo il razzismo l’omofobia. Sono temi che hai vissuto sulla tua pelle?
Tutti direi! Tutto quello di cui parlo nel disco è fortemente autobiografico personale e vissuto. Sto provando a raccontare me stesso, lo voglio fare con la musica ma non è semplice. La musica deve essere un veicolo pazzesco attraverso cui cerco di fare del bene nel mio piccolo e di comunicare valori e principi in cui credo. Parlo ad esempio del gobbo di Notre Dame nel disco, dedicato a tutte quelle persone che per anni si considerano con la gobba mentre invece la gobba non ce l’hanno ma la vedono solo le persone che giudicano. La musica è la lingua con cui parlo meglio, sono logorroico e la musica mi permette invece di avere il dono della sintesi e la utilizzo per cercare di comunicare.

Sogniamo a occhi aperti. Se potessi fare un duetto con il big dei tuoi sogni…
Ne ho tantissimi. Elisa che adoro sicuramente! Ma anche tutti i big del pop italiano: Tiziano Ferro, Giorgia, Mengoni. Non posso davvero escludere nessuno! Sono veramente un “poppettaro” e sceglierei un “poppettaro” come me.