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5 frasi di Alejandro Jodorowsky per una vita più autentica

Alejandro Jodorowsky, regista dal pensiero libero e ribelle, è un vero maestro nell'arte del vivere libero e autentico. Ecco 5 delle sue frasi da cui trarre insegnamento.

Alejandro Jodorowsky, regista dal pensiero libero e ribelle, è un vero maestro nell'arte del vivere libero e autentico. Ecco 5 delle sue frasi da cui trarre insegnamento.

Alejandro Jodorowsky Prullansky (Cile,17/02/1929) è un artista eclettico, famoso in tutto il mondo per la sua originalità, per la sua ribellione alla rigidità mentale, per la sua infinita creatività. È drammaturgo, regista, attore, compositore, scrittore ed esperto nella lettura dei tarocchi.
Il suo pensiero è ricco, variegato e sempre in mutazione. Per poterlo conoscere in modo più approfondito e riuscire a coglierne i suoi vari insegnamenti è utile riportare 5 tra le sue più famose frasi e commentarle insieme.

Alejandro Jodorowsky

LaPresse

  • "La malattia è un conflitto tra la personalità e l’anima. Molte volte, il raffreddore “cola” quando il corpo non piange. Il dolore di gola “tampona” quando non è possibile comunicare le afflizioni. Lo stomaco “arde” quando le rabbie non riescono ad uscire. Il diabete “invade” quando la solitudine duole. Il corpo “ingrassa” quando l’insoddisfazione stringe. Il mal di testa “deprime” quando i dubbi aumentano. Il cuore “allenta” quando il senso della vita sembra finire. Il petto “stringe” quando l’orgoglio schiavizza. La pressione “sale” quando la paura imprigiona. La nevrosi “paralizza” quando il bambino interno tiranneggia. La febbre “scalda” quando le difese sfruttano le frontiere dell’immunità. Le ginocchia “dolgono” quando il tuo orgoglio non si piega. Il cancro “ammazza” quando ti stanchi di vivere. La malattia non è cattiva, ti avvisa che stai sbagliando cammino".

L’attenzione di Jodorowsy è focalizzata all’uomo in tutta la sua completezza: il corpo umano non può essere disgiunto dalla mente, s’influenzano a vicenda, parlano, si raccontano e nostro compito è riuscire a cogliere questo loro particolare discorso ed afferrarne i messaggi, gli insegnamenti e gli avvertimenti per ritrovare l’armonia perduta.

  • "Non bisogna opporre resistenza né fuggire dal problema ma entrare in esso, fare parte di esso, usarlo come elemento di liberazione".

Quando incontriamo un ostacolo nel nostro cammino la soluzione è nascosta nell’ostacolo stesso e non nella fuga da esso. Avendo il coraggio di entrare nel problema, nella sofferenza, nel fastidio che proviamo dinnanzi a quell’imprevisto avremo la possibilità di crescere, di conoscerci meglio, di arricchirci. Basta avere fiducia nella vita e negli eventi che ci invia.

  • “I problemi che abbiamo sono solo quelli che desideriamo avere. Siamo legati alle nostre difficoltà.”

Ciò che siamo chiamati a vivere sono delle prove, dei cammini da percorrere per rinforzarci proprio là dove ci fa più male. Il nostro compito è riuscire a vincere la paura, ad allontanarci da percorsi non nostri, a toglierci maschere che non ci appartengono e che indossiamo solo per continuare a recitare quella parte comoda ma non utile alla nostra crescita.

  • "La cosa importante è accettare se stessi. Se la condizione in cui mi trovo è causa di malessere, è segno che la rifiuto. Allora, più o meno coscientemente, tento di essere diverso da come sono; in definitiva non sono io. Se, al contrario, accetto pienamente il mio stato, troverò la pace. Non mi lamento del fatto che dovrei essere più santo, più bello, più puro rispetto a quello che sono ora. Quando sono bianco, sono bianco, quando sono nero, sono nero, punto e basta. Questo atteggiamento non impedisce che continui a lavorare su di me per poter diventare uno strumento migliore; l’accettazione di sé non limita le aspirazioni, al contrario, le nutre. Perché ogni miglioramento partirà sempre da ciò che si è realmente".

Cercare di non sprecare energie a cambiarci è la via per crescere sempre di più. Noi siamo quello che siamo e non dobbiamo assomigliare a nessun altro, siamo chiamati a partire da noi stessi e a percorrere la nostra strada di vita che è unica e irripetibile. E solo camminando per questa via possiamo arricchirci, comprenderci, conoscerci, trovare la pace dentro noi stessi.

  • "Non sono un ubriaco, ma neppure un santo. Un medicine-man non deve essere un “santo”… Deve poter cadere in basso quanto un pidocchio ed elevarsi come un’aquila… Deve essere dio e diavolo insieme. Essere un buon medicine-man significa trovarsi nel mezzo di una tormenta e non mettersi al riparo. Significa sperimentare la vita in tutte le sue espressioni. Significa fare il pazzo ogni tanto".

Jodorowsky non ama le etichette e ci invita a vivere la nostra vita senza affidarci a categorie, a vie prestabilite, a norme che non fanno parte del nostro sentire. La sola via da seguire è quella del cuore ed è l’unica in grado di farci vivere per davvero, anche se questo vuol dire deludere gli altri, cambiare rotta all’ultimo momento, non seguire tradizioni, credenze, usanze prestabilite.

Elena Bernabè

Foto apertura: ipopba - 123.rf

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