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Serial killer italiani: 10 sconvolgenti storie di follia

Dal Mostro di Firenze a quello di Foligno, un viaggio nell'horror seriale italiano.

Dal Mostro di Firenze a quello di Foligno, un viaggio nell'horror seriale italiano.

Ted Bundy, Ed Kemper, Richard Ramirez, John Wayne Gacy. Sono solo alcuni nomi di famosi serial killer, a cui possiamo tranquillamente aggiungere Jeffrey Dahmer, il cannibale di Milwaukee, e David Berkowitz, “Son of Sam”. Nomi capaci di fare paura, ma anche in qualche modo di attirare (il fascino del male, bellezza…), entrati sicuramente nell’immaginario collettivo. Tutti americani: in questo settore, per così dire, noi italiani siamo per fortuna da meno. Ma qualcosa c’è. Partiamo per un viaggio nell'horror seriale italiano.

1. Mostro di Firenze

Una scia di sangue lunga 17 anni, dal 1968 al 1985, quella degli omicidi del Mostro di Firenze. 14 o 16 le vittime (tutte in coppia), come a testimoniare che in questo caso di certezze ce ne sono poche. Secondo la giustizia, a uccidere sarebbero stati Mario Pacciani e i suoi compagni di merende, ma sono state battute tantissime piste e fatte mille ipotesi, dal serial killer in divisa a Zodiac in “trasferta” dagli Stati Uniti. I punti fermi sono pochi: la mutilazione degli organi genitali femminili (come il Mostro di Udine, 14 vittime ma killer senza volto), a partire dal terzo omicidio, e l’arma del delitto, sempre la stessa. I processi a Pacciani e compagnia, certo non degli stinchi di santo ma, al tempo stesso, non gli assassini dotati di intelligenze superiori voluti dai profiler, rimangono scolpiti nell’immaginario collettivo italiano.

2. Leonarda Cianciulli

Ovvero, la saponificatrice di Correggio. Nel 1940 Leonarda Cianciulli uccide tre donne a Correggio, sciogliendone poi i cadaveri nella soda caustica, così come avviene nella produzione delle saponette. Ma lei decide di ricavarne anche dei biscotti, che poi mangia. Come vittime sceglie tre donne sole, senza prossimi congiunti e con cospicui risparmi in denaro, che attira con l’inganno a casa sua: la 70enne semianalfabeta Ermelinda Faustina Setti, l’insegnante d'asilo Francesca Clementina Soavi e l’ex soprano Virginia Cacioppo: «Finì nel pentolone, come le altre due. Ma la sua carne era grassa e bianca: quando fu disciolta vi aggiunsi un flacone di colonia e, dopo una lunga bollitura, ne vennero fuori delle saponette cremose. Le diedi in omaggio a vicine e conoscenti. Anche i biscotti furono migliori: quella donna era veramente dolce», racconterà nel suo memoriale.

3. Donato Bilancia

Foto: LaPresse

Un killing spree terribile quello di Donato Bilancia, che tra il 16 ottobre 1997 e il 21 aprile 1998 (6 mesi, 5 giorni) ammazza 17 persone tra Liguria e Piemonte. Ladro e giocatore d’azzardo, inizialmente uccide per motivi di denaro, in seguito comincia a eliminare prostitute, per poi passare a colpire con assoluta casualità sui treni. La sua ultima vittima è un benzinaio lungo l'autostrada Genova-Ventimiglia, “colpevole” di non avergli fatto credito per un pieno di benzina. Arrestato grazie all’identikit di una prostituta transessuale a cui ha sparato, Bilancia muore per Covid nel carcere di Padova il 17 dicembre 2020.

4. Marco Bergamo

Fonte: Wikipedia

Il serial killer di Bolzano, condannato quattro volte all’ergastolo (più 30 anni di reclusione) per l’assassinio di cinque donne. Operaio dalla vita apparentemente tranquilla, Marco Bergamo colpisce due volte nel 1985, per poi tornare a uccidere nel 1992, dopo l'asportazione di un testicolo, che unita a problemi di impotenza sessuale accresce la sua rabbia verso le donne. La prima vittima è una studentessa 15enne sua vicina di casa, seguita da quattro prostitute. Bergamo morirà in carcere a 51 anni, per una grave infezione polmonare.

5. Milena Quaglini

La triste storia di Milena Quaglini, vittima e carnefice, può essere accostata a quella della killer statunitense Aileen Wuornos. Cresciuta in un contesto violento, scappa di casa 19 anni. Trova lavori saltuari e si sposa, ma perde presto il marito a causa del diabete. Dopo essersi risposata, Milena ucciderà tre uomini, rei di aver avuto nei suoi confronti condotte sessuali moleste o abusanti. Nel 1995 colpisce alla testa con una lampada un anziano per il quale lavora come badante, che cerca di violentarla: la morte viene archiviata come caduta accidentale. Nel 1998 strangola, tramite incaprettamento, il secondo marito con cui è tornata a vivere dopo qualche anno di separazione. Arrestata e condannata a 6 anni e 8 mesi da scontare ai domiciliari per semi-infermità mentale, nel 1999 uccide Angelo Porrello, finito in passato in carcere per violenza sessuale ai danni delle tre figlie. Lo uccide sciogliendo 20 pastiglie di tranquillante nel caffè, per poi lasciarlo affogare nella vasca da bagno. Muore impiccata nel carcere di Vigevano il 16 ottobre 2001.

6. Maurizio Minghella

Cinque omicidi nel 1978 a Genova, poi altrettanti tra il 1997 e il 2001 nel torinese, dopo aver ottenuto la semilibertà. Il “killer delle prostitute” Maurizio Minghella inizia a uccidere a 20 anni e finisce a 43, ma solo perché in mezzo rimane dietro le sbarre. Tutte e 5 le ragazze uccise nel 1978 (due non sono prostitute) si trovano nel periodo mestruale: racconterà di essere preda di un impulso omicida incontrollabile, alla visione di tale flusso ematico. Uscito dal carcere, torna a uccidere a Torino e dintorni, tutte prostitute questa volta. “Tradito” dal Dna e da numerose tracce che lo collegano ai luoghi degli omicidi, viene arrestato di nuovo e condannato a oltre 200 anni di carcere. Al momento è rinchiuso nel penitenziario di Pavia.

7. Gianfranco Stevanin

Il 16 novembre 1994, una prostituta esce da un’auto ferma al casello di Vicenza Ovest. Corre verso una volante della polizia e denuncia l’uomo al volante, che l’ha aggredita sessualmente. A casa di Gianfranco Stevanin, agricoltore nelle campagne in provincia di Verona, gli inquirenti trovano materiale pornografico, tra cui oltre 7000 foto scattate personalmente dall’uomo alle sue partner, volumi di anatomia, scatole contenenti peli pubici e uno schedario delle donne con cui ha avuto rapporti. Il peggio deve ancora venire: sepolti nei campi circostanti, vengono rinvenuti i cadaveri smembrati di quattro donne. Stevanin finisce a processo per l’omicidio di cinque ragazze (gli sarà attribuito anche un sesto omicidio). In aula, dove si presenta con la testa rasata per mostrare l'evidente cicatrice conseguenza di una caduta in moto, per la difesa motivo del suo comportamento violento, afferma di aver agito come in un sogno. La sentenza definitiva arrivò il 23 marzo 2001: Stevanin è in grado di intendere e volere e merita l’ergastolo.

8. Ludwig

Alcuni serial killer concepiscono i loro omicidi come una missione. È questo il caso di Ludwig, nome con cui tra il 1977 e il 1984 firmano i loro crimini Marco Furlan e Wolfgang Abel, autori di vari omicidi in Italia, Germania e Paesi Bassi. Provenienti dall’hinterland di Verona, si conoscono alle superiori e presto si trovano concordi sulla necessità di ripulire il mondo da tutto ciò che è deviato: prostitute, omosessuali, tossicodipendenti, senzatetto, preti peccaminosi, discoteche e cinema a luci rosse. Vengono fermati il 4 marzo 1984, dopo aver tentato di dare fuoco alla discoteca Melamara di Castiglione delle Stiviere, affollata per una festa di Carnevale: uno dei due, travestito da Pierrot, apre un'uscita di sicurezza e fa entrare il complice, che ha con sé due taniche di benzina. Ma la moquette, per fortuna, non prende fuoco. I due hanno già agito così in una sala a luci rosse di Milano (6 morti), in un sex club di Amsterdam (13) e in una discoteca di Monaco di Baviera (1). Ma in Italia da un anno, dopo il rogo accidentale del cinema Statuto di Torino, i locali pubblici sono dotati di rivestimenti ignifughi. Strage evitata, Ludwig in manette dopo 28 vittime.

9. Roberto Succo

Sette le vittime del “killer dagli occhi di ghiaccio”, che il 12 Aprile 1981 uccide nella casa di Mestre la madre con 32 coltellate e poi il padre a colpi di accetta, occultandone i cadaveri nella vasca da bagno piena d'acqua. Affetto da schizofrenia paranoide e disturbo antisociale di personalità, viene internato nell’Ospedale Psichiatrico Giudiziario di Reggio Emilia. 10 gli anni di condanna. Ma il 17 maggio 1986, approfittando di un permesso, fa perdere le proprie tracce. Trascorre la latitanza in Francia, dove assume un’altra identità e uccide altre cinque volte: tra le vittime anche due gendarmi. Dopo aver seminato terrore in Svizzera, rientra in Italia nel 1988. Arrestato dalla polizia in Veneto, Succo si suicida asfissiandosi nel carcere San Pio X di Vicenza, utilizzando una bombola del gas e un sacchetto di nylon, mentre la Francia ne chiede l’estradizione. Ha 26 anni finisce così la sua carriera criminale. Oltralpe, la sua storia ispirerà sia un film che un’opera teatrale.

10. Luigi Chiatti

A Luigi Chiatti, il Mostro di Foligno, bastano due vittime per entrare nell’immaginario collettivo. Cresciuto in orfanotrofio, il 4 ottobre 1992 uccide Simone Allegretti, 4 anni e mezzo, che scompare nel nulla nella campagna fra Foligno e Bevagna, mentre sta giocando in bicicletta. Verrà ritrovato due giorni dopo lungo una scarpata. Chiatti, si scoprirà poi, ha portato il bimbo a casa sua e, dopo averlo fatto spogliare, ha cominciato a toccarlo. Quando il piccolo ha reagito, l’ha prima soffocato e poi finito con due coltellate alla gola. Sei i fendenti contro il 13enne Lorenzo Paolucci, che uccide il 7 agosto 1993. Prima di gettarne il cadavere dalla finestra, si masturba davanti al corpo senza vita dell’adolescente. Il secondo delitto, per fortuna, non è architettato alla perfezione: viene così individuato dalle forze dell'ordine e arrestato. In custodia in una Rems, per giudici e gli psicologi è ancora "socialmente pericoloso".