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Roberta Bruzzone: «le donne devono superare il concetto di solitudine»

Insieme ad Emanuele Florindi, la criminologa ha firmato il libro Nella tela del ragno. Ma dalle insidie del web ci si difende partendo da sé stesse.

Insieme ad Emanuele Florindi, la criminologa ha firmato il libro Nella tela del ragno. Ma dalle insidie del web ci si difende partendo da sé stesse.

Cerchiamo l'amore online. A volte lo troviamo, ma non è detto che sia vero amore. Dietro il compagno perfetto, quello che in chat sa dire sempre la cosa giusta al momento giusto, si nascondono moltissime insidie. Truffe - sentimentali o, peggio, economiche - manipolazione, violenza di genere, fino a sfociare nel revenge porn. Le cronache dei giornali sono piene di vicende connesse a questi temi. La rete ci dà anche gli strumenti e le informazioni per evitare queste trappole, ma prima di tutto bisogna ripartire da sé stessi, dalla propria autostima e dalla consapevolezza. A questi temi, la criminologa Roberta Bruzzone e l’avvocato Emanuele Florindi, forti di anni di ricerca ed esperienza sul campo, hanno dedicato il libro Nella tela del ragno. Manuale di autodifesa digitale per insegnarci a sfuggire a ogni tipo di predatore digitale.

L'intervista a Roberta Bruzzone

Oggi l'online può essere quanto (o forse più) pericoloso dell'offline. Truffe, relazioni nocive, violenza di genere, revenge porn. Per citare un vostro capitolo, come si cade nella rete?

«Prima di tutto, essendo troppo generosi con i contenuti che mettiamo a disposizione degli altri. Inoltre, si cade nella rete anche attribuendo a quest'ultima e a tutto ciò che qui viene comunicato una enorme fiducia, che in molti casi è mal riposta. I comportamenti che portano le vittime a pagare conti molto salati sulla propria sicurezza sono messi in atto da loro stessi. Manca la consapevolezza sugli eventuali rischi legati a certe condotte. Nessuno può chiamarsi fuori dal rischio perché, per la struttura stessa dei social media, la possibilità di restare all'interno di queste piattaforme per un tempo prolungato, rischiando di perdere tante ore del proprio tempo, riguarda tutti noi. L'obiettivo è quello di produrre una risposta dopaminergica, che lo porti a rimanere nella piattaforma il più a lungo possibile. Il rischio inizia lì, nella perdita della cognizione del tempo».

Relazioni così perfette da essere finte: come proteggersi dai falsi amici e spasimanti?

«Per proteggersi è necessaria la consapevolezza: questo libro nasce proprio per fornire gli strumenti cognitivi per costruire la propria autodifesa. Bisogna diventare consapevoli dei rischi che si corrono online, imparando a riconoscere i comportamenti che i soggetti manipolatori mettono in campo per compiere le proprie truffe romantiche».

Come funzionano le truffe romantiche?

«La rete consente a chi ha propositi manipolatori di usare lo schermo per costruire una relazione ideale per l'altro. Una volta intercettati i principali bisogni, il manipolante offre ciò che la vittima sta cercando. Quando i soggetti arrivano a chiedere soldi all'ignara vittima, ormai quest'ultima è caduta nella trappola. Dipende emotivamente dal legame con il truffatore perché non lo riconosce come tale. Non cedere alle richieste economiche è difficile e doloroso perché teme di perdere il legame. Per questo bisogna arrivare a convincerla che quel legame non esiste. Agire sul piano della consapevolezza aiuta a prevenire queste situazioni».

Il ruolo del web nella violenza sulle donne: può aumentarne la consapevolezza, ma può anche aumentarne la portata sulla vita reale. Come agire per prevenire e difendersi?

«Il web è un moltiplicatore della violenza offline. Molte donne abusate, violentate, infamate e perseguitate trovano i medesimi contenuti online, riprodotti in modo esponenziale. Accade con il revenge porn, con lo stalking, ma non solo. Anche qui ci aiuta la consapevolezza. La disponibilità a produrre e condividere contenuti di tipo intimo è pericolosa. L'unico modo per prevenire certe condotte è evitare di essere troppo generosi anche sotto questo profilo, tornando a condividere la propria vita intima in maniera più sana. Bisogna spiegare alle donne che sottrarsi a questo tipo di richieste le protegge. Che se questo rifiuto mette a repentaglio la relazione, meglio perderla che tenerla in piedi. E questo avvertimento non vale solo per i giovanissimi, ma anche per le donne più adulte, che cedono per non perdere il legame. È necessario fare un lavoro culturale».

A proposito di violenza, qual è la sua opinione sul processo Heard-Depp? Per la prima volta sembra che il tribunale mediatico stia dalla parte di un uomo e non di una donna, che si racconta vittima.

«Sono due soggetti che, secondo me, hanno alle spalle problematiche molto serie, veri e propri disturbi della personalità. A mio avviso, l'intero caso si può ricondurre a una separazione gestita malissimo. Entrambe le narrazioni sono piuttosto discutibili. Non credo che la Heard sia la vittima, ma non penso che lo sia Depp. Penso che avrebbero dovuto farsi aiutare da un bravo terapeuta qualche anno prima».

InCel, maschio alfa, divorce rape: sono alcuni dei fenomeni e degli abitanti della manosphere, galassia del suprematismo maschile, ancora oggi all'origine della disuguaglianza di genere...

«La manosphere è una delle aree più preoccupanti oggi, online. I contenuti di quel genere eccitano la mente di soggetti profondamente frustrati, che hanno grossi problemi di autostima e relazione con l'altro sesso. Si nutrono di odio contro le donne».

Come combattere o difendersi dalla manosphere?

«Nella vita offline, cercando di stare alla larga il più possibile da soggetti come questi, operando un pizzico di selettività. Molte donne si accontentano di soggetti pessimi, che non hanno contenuti o soggettività da offrire all'altro. Questo la dice lunga sull'idea che le donne hanno di sé stesse. Per questo rivolgo un invito alle donne: dobbiamo superare il concetto di solitudine. Di certi soggetti si può fare a meno, invece di tentare disperatamente di salvarli. Inoltre, vanno valutati subito come malevoli certi meccanismi di controllo e manipolazione, veri e propri campanelli d'allarme da non sottovalutare».

Cosa fare invece online?

«Per quanto riguarda i contenuti diffusi in rete, penso sia il momento di creare una normazione e un sistema di controllo dei contenuti più efficaci. Ci sono spazi che traboccano di odio verso le donne in modo esplicito e pericoloso. Chi incappa lì e ha già delle problematiche, lì trova la conferma e il modo di alimentare tutte le proprie frustrazioni e convinzioni sulle donne, alimentando odio e svalutazione della figura femminile. Questo far west non porterà a nulla di buono e le cronache di questi anni lo hanno dimostrato».

Cosa possono fare i genitori per proteggere i propri figli?

«Fare i genitori e non gli amici dei figli. Madri e padri hanno il dovere di vigilare e limitare, una funzione spesso dimenticata. Il modo in cui i ragazzi gestiscono cellulari e social network dimostra la presenza di genitori che non hanno ben capito il proprio ruolo. Bisogna dare delle regole, insegnando al proprio figlio anche a gestire le conseguenze delle proprie azioni, a partire dalla frustrazione».

A volte però sono i genitori stessi a non avere la formazione di base per poter sfuggire a queste trappole. Quali strategie devono mettere in campo gli adulti?

«Devono informarsi e aggiornarsi. Si può fare ovunque. Ci sono scuole che propongono incontri, che puntualmente vanno deserti. Non credo che sia un problema di competenza involontaria. Credo che i genitori scelgano di non impegnarsi fino in fondo».