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Vito Scavo: «Le palestre cambieranno, ma in meglio»

In alcune regioni i centri fitness hanno già riaperto le porte agli abbonati. Nel futuro di questi «luoghi insostituibili», come spiega l’amministratore di McFIT Italia, ci saranno allenamenti caratterizzati da maggior attenzione all’igiene e, soprattutto, senso civico.

In alcune regioni i centri fitness hanno già riaperto le porte agli abbonati. Nel futuro di questi «luoghi insostituibili», come spiega l’amministratore di McFIT Italia, ci saranno allenamenti caratterizzati da maggior attenzione all’igiene e, soprattutto, senso civico.

L’apertura delle palestre è stata ufficialmente fissata per il 25 maggio: una data da segnare in rosso per gli sportivi italiani, che per mesi si sono arrangiati con dirette sui social, consulenze a distanza con i personal trainer, corse contingentate al parco e sollevamento pesi casalingo.

In alcune regioni, il via libera è stato addirittura anticipato di una settimana: «Dopo tre mesi di lockdown, il 19 maggio abbiamo riaperto i nostri due centri di Verona, che per noi hanno un significato speciale: si tratta della città dove nel 2014 abbiamo inaugurato la prima palestra in Italia», spiega a DeAbyDay Vito Scavo, amministratore di McFIT Italia e RSG Group GmbH, la più grande multinazionale del fitness in Europa, con due milioni di abbonati in oltre 300 palestre, di cui 35 nel nostro Paese.

Com’è andato il reopening di Verona?

«Solo durante la mattinata, sono venute ad allenarsi più di 50 persone. Il clima era un po’ diverso dal solito, ma disteso. E tutti avevano bene a mente le linee-guida da rispettare».

Che sono parecchie. Gli abbonati in questi mesi non hanno avuto modo di allenarsi, i vostri dipendenti di lavorare. Come avete gestito l’emergenza?

«Abbiamo cercato di dare sicurezza, comunicando che nessuno sarebbe stato licenziato. Su 5 mila dipendenti, sono andati in cassa integrazione in 4 mila, di cui 250 in Italia. Cassa integrazione che abbiamo anticipato noi, visto che lo Stato non lo ha fatto. A livello internazionale abbiamo istituito un fondo privato interno con cui aiutare i dipendenti con difficoltà economiche, causate appunto da questa situazione».

E per gli abbonati che cosa avete fatto?

«Fin dal primo giorno di lockdown abbiamo messo gratuitamente a disposizione la piattaforma fitness Cyberobics, con video di corsi on demand e live tenuti dai migliori trainer del mondo. Inoltre abbiamo dato a tutti la possibilità di recuperare l’abbonamento in coda».

Come vi siete organizzati per la riapertura?

«Adeguando i nostri centri alle nuove direttive: abbiamo acquistato mascherine e materiale igienico-sanitario, installato termoscanner all’ingresso, posizionato i macchinari ad almeno due metri l’uno dall’altro. Inoltre sul nostro sito è adesso possibile verificare la percentuale di affluenza nei vari centri e prenotare l’allenamento. Non è obbligatorio, ma se la palestra è piena, chi si presenta senza prenotazione non può entrare. Tra le linee-guida c’è poi un limite temporale consigliato per ogni allenamento, fissato a 75 minuti: tocca al nostro personale supervisionare il comportamento degli abbonati. E, comunque, confidiamo nel loro senso civico nei confronti della collettività».

Nel futuro dei centri fitness ci saranno più allenamenti online e meno in loco?

«Tante persone si sono ritrovate chiuse in casa, senza la minima idea di come ci si possa tenere in movimento tra le mura domestiche. Le piattaforme come Cyberonics hanno dato una mano durante la quarantena. E continueranno a farlo, aiutando la gente ad avvicinarsi all’attività fisica. Ma non credo potranno mai sostituire l’esercizio in palestra».

Dopo la fine della pandemia, le palestre torneranno a essere quelle di una volta?

«Sì, ne sono convinto. Stiamo parlando di un luogo insostituibile. Se una persona vuole aumentare la massa muscolare, deve sollevare pesi. Non può farlo al parco, oppure a casa seguendo le indicazioni di una piattaforma online: chi può allestire nella propria abitazione uno spazio con panche piane, pesi liberi, cyclette, tapis roulant? Forse le palestre cambieranno, ma in meglio».

In che senso?

«Le palestre torneranno a essere i luoghi di prima. Ma, ci auguriamo, frequentate da persone con maggior senso civico, capaci di rispettare il proprio turno per un esercizio, di pulire i macchinari dopo l’uso, di rimettere a posto i pesi dopo averli utilizzati. Tutte norme di buon comportamento che in realtà esistevano anche prima del Coronavirus. Nelle palestre ci sono sempre stati a disposizione prodotti igienizzanti: gli abbonati puliranno, come avrebbero dovuto fare già prima della pandemia».

In tante persone, sportivi compresi, c’è la paura di contrarre il virus.

«A loro dico che le palestre sono luoghi più sicuri di tanti negozi e attività commerciali, tra macchinari posizionati adesso a due metri di distanza, igienizzazione prima e dopo gli esercizi, uso della mascherina consigliato durante gli spostamenti tra i vari attrezzi. Vogliamo infondere fiducia agli abbonati e dare messaggi positivi. Come prima cosa faremo questo, poi lanceremo promozioni per attirare nuovi abbonati».

In Italia le prima palestre hanno riaperto a metà maggio. Com’è andata nel resto d’Europa?

«In Repubblica Ceca, Ungheria e Svizzera abbiamo ripreso l’attività già dal 27 aprile, mentre in alcuni land della Germania dall’11 maggio. I protocolli sanitari sono più o meno gli stessi in tutti i Paesi. In Austria e Germania, però, lo Stato ha dato risposte decisamente più tempestive alle aziende, che non sono state costrette ad anticipare la cassa integrazione. Ne approfitto per fare un appello al Governo».

Prego.

«Al Governo conviene la salute del cittadino: se non si ammala, non spende soldi per curarlo. Dunque dovrebbe educare i cittadini all’attività sportiva, che è molto importante. Ce ne siamo accorti durante la quarantena. Il fitness è un farmaco naturale contro qualsiasi tipo di influenza, perché aumenta le difese immunitarie dell’individuo, contribuendo al benessere fisico e mentale».