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Andrea Batilla: «L'abito da sposa bianco? È antifemminista»

L’icona universale della femminilità racconta una storia diversa da quella che conosciamo. Scopriamo origini e significato dell'abito da sposa bianco con Andrea Batilla.

STEREOTIPO: Cosa c’è di più comunemente considerato romantico e femminile di un vaporoso abito bianco che accompagna la sposa all’altare? Qual è ancora oggi uno dei sogni più ambiti di molte donne, un sogno su cui si sperperano molti soldi e che dura l’arco di un giorno? Perché l’abito da sposa è l’abito da sposa?

RIBALTAMENTO STEREOTIPO: La storia dell’abito nuziale per come lo conosciamo oggi nasce più o meno nel Medioevo quando il matrimonio diventa il mezzo per eccellenza per unire fortune di famiglie diverse, qualcosa che oggi corrisponderebbe alla fusione di due società di capitali. La sposa ha il compito di dimostrare non solo la disponibilità economica della famiglia da cui proviene ma anche la classe sociale, la padronanza delle regole dell’eleganza, il predominio estetico e quindi politico ed economico sulle altre famiglie. Lo strascico, in particolare, diventa il simbolo per eccellenza di questa superiorità e quanto più è lungo e ricamato più dimostra ricchezza.

La prima a sfoggiare un abito da sposa bianco è Maria Stuarda il 24 Aprile 1558 in un momento in cui per i francesi il bianco è il colore del lutto ma è la Regina Vittoria, sposandosi con Alberto di Sassonia il 10 Febbraio 1840, che lo fa diventare il simbolo che conosciamo oggi.

La scelta del bianco non ha quindi niente a che vedere, come comunemente si crede, con la purezza della sposa ma è stata determinata storicamente dal gusto personale di due potentissime donne.
Sempre nell’800 si incardina per sempre anche la forma del vestito nuziale: corpetto stretto, gonna ampia e vaporosa, velo o strascico. Questo modo di vestire così apparentemente elegante rappresenta in realtà il tentativo da parte della nascente classe borghese di distinguere in maniera precisa i ruoli di uomini e donne: i maschi cominciano ad avere un abbigliamento pratico e quotidiano per lavorare ed assumere importanti ruoli nella politica e nell’economia mentre le donne vengono lentamente relegate ad un ruolo marginale, di complemento, vivendo in casa e diventando progressivamente sempre meno alfabetizzate.

Quando dopo la Seconda Guerra mondiale si sente la necessità di ristabilire un ordine sociale che corrisponda alla ricostruzione fisica dell’Europa distrutta, gli abiti scomodi ma romantici tornano in scena perché il ruolo femminile, che aveva fatto molte conquiste tra le due guerre, deve tornare ad essere ornamentale.

L’abito da sposa di Barbie con cui le bambine del mondo ancora oggi giocano è in realtà la rappresentazione di una condizione di sottomissione della donna all’uomo, il racconto di un mondo dove le donne hanno bisogno del Principe Azzurro per realizzarsi perché da sole non possono farlo. 

CONCLUSIONE: Incredibile a dirsi ma il sogno romantico della sposa in bianco è una costruzione maschile e antifemminista a cui molte donne ancora oggi continuano ad aderire forse non riflettendo sui significati profondi che la scelta di un abito può portarsi dietro. L’abito bianco non ha niente a che vedere né con la religiosità né con l’estetica. È, come molti altri oggetti di abbigliamento, un simbolo desueto che ci portiamo dietro forse da troppo tempo.

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